Per far conoscere e indurre a imitare i buoni comportamenti di amministratori, operatori economici, popolazioni coinvolte in pratiche che salvaguardano l’ambiente, la salute e la qualità della vita, nel 2016 è nata Verona la rassegna “Lombrico d’oro”, giunta quest’anno alla terza edizione con la premiazione di tre donne che amministrano piccoli Comuni di diverse regioni d’Italia. L’iniziativa, promossa dal Comitato veronese “Stop al glifosate”, vede impegnate 26 associazioni, che raggruppano naturalisti, medici, agricoltori, comuni cittadini in collaborazione, fra altri, con la facoltà di Enologia dell’Università di San Floriano in Valpolicella e il Comune di Cavaion Veronese, la cui sindaca Sabina Tramonte è stata fra le prime premiate in una precedente edizione.
Riconoscersi nell’impegno
L’intento di questo premio simbolico, ha tenuto a sottolinearlo la coordinatrice della rassegna Lelia Melotti introducendo uno degli incontri con la cittadinanza organizzati dal Comitato promotore della rassegna presso il Museo di storia naturale di Verona, «è non solo quello di approfondire, con il contributo di studiosi ed esperti, la consapevolezza della popolazione sul precario stato di salute dell’ambiente, sui processi che lo determinano e i danni irreversibili che ne possono derivare per la nostra salute e per il pianeta, ma di raccogliere testimonianze dai vari soggetti sociali coinvolti e interessati su quello che si può fare e che si sta facendo su diversi fronti per cambiare rotta».
A questo proposito è stato incoraggiante vedere all’opera sul campo, a conclusione della rassegna nel bel contesto pubblico di Corte Torcolo in Cavaion, alcune apparecchiature innovative di produzione locale finalizzate al diserbo meccanico. Un’alternativa concreta e praticabile agli interventi chimici sul terreno, soprattutto in aree a pubblica frequentazione, che ha suscitato molto interesse fra gli agricoltori e gli amministratori intervenuti.
L’informazione
è il primo passo
Il “Lombrico d’oro”, insieme ad altre iniziative degli ambientalisti italiani contro i pesticidi in agricoltura, ha visto la luce tre anni fa sull’onda di un’ampia mobilitazione di massa che, con raccolte di firme in vari Paesi, ha cercato di indurre la Commissione Europea a non procrastinare di ulteriori cinque anni (fino al 2022) il divieto di usare il glifosate, erbicida che in milioni di tonnellate viene prodotto, venduto e riversato ogni anno sulle campagne di tutto il mondo.
L’allarme diffuso ha trovato ragione in numerose ricerche che hanno riconosciuto la sostanza chimica non solo inequivocabilmente dannosa per l’ambiente (impoverisce la biodiversità e aumenta la necessità di ulteriori trattamenti chimici sui terreni per fertilizzarli e difenderli dai parassiti), ma anche, secondo lo Iarc, Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro che fa parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità, «probabilmente cancerogena» per gli esseri umani (rapporto del 2015).