Arena di Pace: occasione di avviare processi Suor Gabriella Bottani all'Arena di Pace
Martedì, 18 Giugno 2024 07:08

Arena di Pace: occasione di avviare processi

A un mese di distanza dall'Arena di Pace 2024, una riflessione sull'importanza di "iniziare processi più che di possedere spazi. Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti..".

«L’abbraccio è un progetto di futuro». Queste parole, pronunciate da Papa Francesco dopo la testimonianza di Maoz Inon e Aziz Sarah, hanno fatto eco all’abbraccio tra questi due uomini appartenenti a due popoli in guerra tra loro. Due imprenditori, entrambi feriti dalla guerra, ma costruttori di pace e riconciliazione. Questo è stato il loro abbraccio: un abbraccio contagioso, che ha avvolto non solo papa Francesco ma tutto il popolo della pace presente il 18 maggio mattina all’Arena di Verona.

Incontrarsi e confrontarsi
L’incontro con papa Francesco è stato una tappa importante del percorso proposto dall’Arena di Pace: iniziato quasi un anno prima, ha riunito movimenti italiani della società civile e centinaia di gruppi ed organizzazioni. Anche noi Suore missionarie comboniane abbiamo aderito a questa iniziativa.
I temi proposti per elaborare una “cultura di pace” sono stati: “Economia e Lavoro”, “Pace e Disarmo”, “Democrazia”, “Ecologia integrale” e “Migrazioni”. Noi Comboniane abbiamo partecipato a quattro dei cinque ambiti, e siamo state particolarmente attive nel settore “Economia e lavoro” e “Migrazioni”. Gli incontri preparatori si sono svolti online e ogni tavolo, alla fine, ha elaborato un documento ed una breve sintesi riportata poi in un documento comune presentato a papa Francesco durante l’Arena di Verona.

Respirare insieme il soffio della pace
Grazie al processo che abbiamo vissuto, ai forti venti di guerra si è mescolato, con delicatezza e determinazione, il soffio della pace. È un soffio che avvolge e accarezza con dolcezza i corpi e le menti stanche di chi, in questi tempi difficili e complessi, si impegna per la pace, per i diritti delle popolazioni migranti, per il disarmo, e per un’economia generativa e della cura.
L’Arena di Pace è stata anzitutto un momento di incontro, uno spazio per costruire relazioni e per rinnovare la speranza che la pace è possibile.
Personalmente ho partecipato al tavolo delle migrazioni; uno spazio dove, a partire dalle condivisioni di una varietà di operatori ed organizzazioni, abbiamo dipinto un tempo difficile, nel quale la riduzione del personale amministrativo, a fronte di un aumento della burocratizzazione, si sta trasformando in un sottile boicottaggio del lavoro di accoglienza e di inclusione delle popolazioni migranti.

Cammino da custodire
Il panorama socio-politico-economico mette in evidenza crescenti difficoltà.
A noi partecipanti al tavolo migrazioni era chiaro che spingere nell’illegalità migliaia di migranti non solo è disumano, ma è anche fonte di conflitto e alimenta la violenza e la criminalità organizzata. L’impegno per politiche migratorie di accoglienza ed integrazione delle persone migranti aiuta a costruire la pace. Nel pomeriggio del 17 maggio, alla vigilia dell’evento Arena di Pace, l’interconnessione delle diverse tematiche affrontate dai tavoli tematici è stata tema di dialogo. Così è stato avviato un cammino prezioso del quale prendersi cura, affinché non si spenga nell’entusiasmo del momento o tra i tanti impegni quotidiani che riducono il tempo da dedicare alla costruzione di spazi comuni e condivisi.

Impressioni personali
L’Arena di Pace ha risuonato in me come una forte chiamata al bisogno di ritrovarsi e di tessere collaborazione, per resistere in tempi difficili e poter tenere viva la speranza.
La pace si costruisce solo insieme, superando divisioni ed interessi particolari, non solo di una singola organizzazione ma anche delle diverse aree delle quali ogni organizzazione si occupa. Solo insieme, a tutti e tutte coloro che ancora osano pensare che un altro mondo è possibile e che valga la pena di impegnarsi per realizzarlo.
Due provocazioni mi portano a riflettere su come proseguire il cammino dei “costruttori di pace”:
La partecipazione dei giovani - La grande presenza di giovani che ha accolto papa Francesco la mattina del 18 all’Arena di Verona non rispecchia l’età media dei partecipanti agli incontri preparatori e alle tavole tematiche promosse dall’Arena di Pace. La poca partecipazione giovanile è una provocazione / domanda su come ampliare gli spazi e permettere linguaggi e riflessioni che favoriscano non solo la partecipazione, ma anche il protagonismo dei giovani.
La voce delle donne - anche in questo caso ho osservato una diversità tra gli spazi dati alle testimoni donne durante l’incontro con papa Francesco e gli spazi che le donne sono riuscite ad avere per far sentire le proprie voci dove erano una minoranza. Questo ha reso la loro voce meno incisiva. Non è un caso che la questione femminile e la violenza di genere siano rimaste fuori.

La sfida è quella di tessere reti tra noi donne, per una partecipazione più qualificata ed unita, e per evidenziare la necessità di superare la disuguaglianza di genere fondata su un modello patriarcale discriminate e violento: solo così si costruisce davvero la pace.

Last modified on Martedì, 18 Giugno 2024 07:17

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