1. Teologia morale
La Chiesa deve accettare la libertà della Parola che si esprime in culture e contesti diversi. Gli appelli a leggi immutabili e autorità incontestabili soffocano la libertà creatrice nello Spirito. L’insegnamento della Chiesa non dovrebbe essere una lista di regole ma esprimere modi di pensare che siano frutto di dialogo con coloro che in ogni epoca e luogo cercano la verità.
2. Autorità nella Chiesa
«Ciò che riguarda tutti deve essere discusso e approvato da tutti». Questo antico precetto della Chiesa riafferma che il magistero appartiene ai fedeli, uomini e donne. L’autorità renda conto del proprio operato e sia basata sul consenso. E il diritto canonico sia reso più utile e accessibile, sul modello della Dichiarazione universale dei diritti umani dell’Onu.
2.2 Discernimento condiviso
Il Decretum Gratiani, che sta a fondamento del diritto canonico dal XII secolo, precisa: «Le questioni che riguardano tutti devono essere trattate e decise da tutti». In virtù del loro comune battesimo che rende discepoli e discepole di Gesù, tutte le persone adulte hanno il diritto fondamentale di partecipare e votare per ogni decisione che riguardi il bene comune della loro comunità cristiana.
Non esiste una Chiesa che insegna e una che apprende, esiste piuttosto un magistero condiviso: «La Chiesa intera, laicato e gerarchia insieme, è investita della responsabilità della rivelazione contenuta nelle sacre Scritture e nella viva Tradizione apostolica, e di questa si fa mediatrice nella storia» (Commissione Teologica Internazionale, 2014).
Il discernimento appartiene a tutti e tutte; non può essere limitato a pochi. Ne consegue che, ad ogni livello della comunione ecclesiale, consigli rappresentativi dovrebbero fungere da principali organi decisionali, con diritto e responsabilità inalienabili di determinare quali decisioni e azioni ricadano nella loro competenza.
3. Ridefinire il ministero liturgico
Ogni battezzato e battezzata, senza alcuna distinzione, si riveste di Cristo e appartiene a un sacerdozio regale. La chiamata di Gesù a celebrare la sua presenza nell’eucaristia non ha bisogno di caste sacerdotali. Tutti i ministeri siano aperti a tutti e tutte, come lo erano nella Chiesa delle origini.
4. Abbracciare la diversità
La gerarchia della Chiesa, ancor più se tutta maschile, contraddice la bontà di tutta la creazione e la comune dignità e santità umana. La Chiesa non offre un insegnamento coerente sul genere; si limita ad affermazioni contraddittorie e scientificamente superate. Coloro che, per esempio, sono omosessuali non dovrebbero mentire su sé stessi per predicare il Vangelo. La Chiesa deve riconoscere il danno che ha fatto e scusarsi.
4.3 Ridefinire il “noi”
Il nostro corpo e il nostro spirito desiderano rivelarsi e prendono vita quando permettiamo loro di essere quello che sono. Ogni fedele deve vedersi anche nel prossimo che è diversamente abile, che ha età e sesso diversi, che ha un corpo diverso, un orientamento sessuale diverso e parla una lingua diversa. Soltanto così l’uguale dignità si realizza nel “noi” della comunità cristiana.