Dal 2001, il 20 giugno si celebra la Giornata mondiale del rifugiato, una data non casuale: quello stesso giorno, nel 1951, veniva approvata la Convenzione relativa allo stato dei rifugiati da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Per definizione, il rifugiato è coloui che trova rifugio in un luogo sicuro, che dovrebbe essere il Paese ospitante. Questo avrebbe inoltre il dovere di garantire asilo, accoglienza e integrazione.
Fra i rifugiati, in tutto il mondo, sono molti i bambini e le bambine, gli uomini e le donne, costretti a lasciare la propria casa, e la situazione è ulteriormente aggravata dalla guerra in corso tra Russia e Ucraina.
Ad oggi si distinguono diverse categorie: ci sono i rifugiati politici, accolti in un altro Paese in seguito a vicende istituzionali; i rifugiati ambientali, che hanno dovuto abbandonare le proprie origini in conseguenza di una catastrofe naturale; e ancora i rifugiati nazionali, cittadini di uno stato provenienti da regioni con un differente regime politico.
Quest'anno, l'Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) ha lanciato la campagna Together #WithRefugees con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul diritto di tutti i rifugiati di essere protetti.
Le iniziative sono state tante: il 18 giugno, Vicenza ha voluto promuovere la campagna con l'evento Storie migranti con un pomeriggio di condivisione e di dialogo attraverso il gioco e l'arte. A Verona, la Onlus One Bridge to Idomeni (Obti) ha organizzato un intero weekend di incontri e riflessioni: si è parlato di moda etica e sostenibile, di corridoi umanitari, del doppio standard di accoglienza europeo e si è svolto anche un laboratorio di fotografia analogica curato da Red Lab. L'associazione, da sempre impegnata sui confini europei della rotta balcanica in supporto dei migranti, nasce nel 2016 con un viaggio nel campo per rifugiati di Idomeni in Grecia e da allora lavora parallelamente in doppia direzione: da un lato porta aiuti, dall’altro ritorna a casa con le testimonianze delle persone e delle storie incontrate.
Ritrovarsi a fare una piccola valigia e partire per un luogo sconosciuto perché la propria casa non è più sicura: è questo il trauma che deve affrontare la persona definita rifugiata. Nessuno dovrebbe affrontare questo tipo di esperienza ma, purtroppo, il mondo è ancora ben lontano dal garantire protezione e sicurezza in ogni suo stato.
Dal canto nostro, quello che possiamo fare noi è garantire ospitalità affinché tutti si sentano a casa.
Perché, per prima cosa, siamo tutti cittadini del mondo.