Secondo i dati riportati dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), circa il 50% della popolazione mondiale di rifugiati è costituita da donne e bambine.
Oggi, in prossimità della ricorrenza della Giornata Mondiale del Rifugiato (20 giugno), ci aggrappiamo a questo dato per provare metterci nei panni di chi si carica di questo attributo, che è responsabilità e coraggio.
Essere rifugiato significa rinunciare ad una sensazione che non dovrebbe mai essere data per scontata: quella di sentirsi a casa.
Essere una donna o una bambina rifugiata, significa lasciarsi dietro padri, mariti e fratelli che combattono in guerra, che giacciono sotto terra, che sono detenuti in prigione. Significa scappare dalla guerra per cercare un luogo sicuro, sopportare indifferenza, molestie e abusi sessuali. E affrontare tutto questo mentre si è madri, insegnanti e capofamiglia.
Se si visita un campo profughi, l’immagine che colpisce è quella delle donne con i loro bambini. Donne spesso sole che, assieme ai propri figli, rappresentano l’80% dei rifugiati e degli sfollati presenti nel mondo e che, quasi sempre, sono la loro unica speranza di sopravvivenza.
Ogni giorno è una sfida. Si comincia all’alba facendo la fila per l’acqua in mezzo al fango del campo. Poi, le taniche da trasportare fino alla tenda. E ancora chilometri e chilometri di cammino per raccogliere qualche ramo secco con cui cuocere gli ingredienti della razione alimentare. Cibo che, molto spesso, viene distribuito dagli uomini secondo criteri arbitrari, a volte dirottato per altri scopi o venduto al mercato nero.
In un mondo dove la violenza costringe migliaia di famiglie a fuggire ogni giorno per la loro vita, è ora di dimostrare che il pubblico globale è in piedi con i rifugiati.
Negli ultimi anni, l’Unchr ha sviluppato una serie di programmi speciali per fare in modo che, mentre cercano di ricostruire la propria vita, le donne rifugiate abbiano pari accesso a protezione, beni e servizi di prima necessità.
Inoltre, nel 2016 ha lanciato la petizione di #WithRefugees per inviare un messaggio ai governi spingendoli a lavorare insieme e a fare la loro giusta parte per i rifugiati.