Dal 1995 sembra che nulla sia cambiato per quanto riguarda la parte della Piattaforma d’Azione relativa alla situazione economica delle donne, che continuano a lavorare molto di più degli uomini e guadagnano di meno. Inoltre, «nella maggior parte del mondo le donne sono praticamente assenti o sono rappresentate in misura minima nei processi decisionali economici, inclusa la formulazione di politiche economiche»: questo scrivevano a Pechino, questo abbiamo visto nelle procedure adottate a seguito della crisi sanitaria in atto. Si sono viste poche donne nei vari comitati di “esperti” costituiti per affrontare le questioni relative alla pandemia e ai suoi effetti.
Lavoro invisibile
Se continuiamo a leggere la Piattaforma di Pechino – «Le donne ancora svolgono la grande maggioranza del lavoro domestico e sociale non remunerato, come l’assistenza ai bambini e agli anziani, preparare il cibo, proteggere l’ambiente e fornire assistenza volontaria a persone e gruppi vulnerabili e svantaggiati. Questo lavoro spesso non è valutato...» –, le parole ricalcano anche situazioni che difficilmente si potevano prevedere nel 1995, come quella verificatasi quest’anno. Sappiamo bene, infatti – oggi come allora ‒, che quando si parla del lavoro delle donne entrano in gioco attività svolte anche da quelle, tante, troppe, che un lavoro remunerato non l’hanno, e spesso non per scelta. E non poter contare su un lavoro retribuito espone a particolare debolezza – anche questo è un principio già affermato a Pechino ‒ specie in momenti di crisi personale, familiare o sociale.
Parità bloccata...
In passato era a carico delle donne l’intera organizzazione della vita familiare, anche quando, dalla seconda metà del secolo scorso, molte di più hanno iniziato a lavorare fuori casa. Sappiamo bene cosa questo significasse: alzarsi all’alba per stirare, pulire e avviare i pasti, lasciando liste ordinate delle sequenze da compiere in loro assenza. Non smettere di fare il “lavoro delle donne” era il solo modo per guadagnarsi il diritto di fare il proprio fuori casa. Per tante, ancora oggi, l’emancipazione si è fermata là, al punto che l’unico modo per uscirne è stato pagare un’altra donna per fare, al proprio posto, almeno le faccende. Ciò significa però che solo le donne finiscono, nella maggior parte delle situazioni, per assumere il carico mentale della gestione domestica, oltre a quello del benessere emotivo di chi vive e lavora loro accanto.