«Non si possono cancellare le tracce di coloro che hanno osato coltivare il bene», ha detto monsignor Claudio Cipolla, vescovo di Padova, alla presenza del sindaco, Roberto Rigoni Stern, del parroco, don Roberto Bonomo, e di tanti congiunti della famiglia Paganin. Una cerimonia semplice, partecipata e... coltivata da anni.
Francesco Manzoni, ingegnere informatico e marito di Rosita Paganin, ha recuperato le tracce delle due missionarie: il trisavolo di Rosita e il nonno di Giovanna e Vittoria erano fratelli.
Con dedizione e pazienza, ha raccolto corrispondenze che emergevano occasionalmente in famiglia; poi ha preso contatto con le due congregazioni religiose per raccogliere altri frammenti.
E così la piazzetta antistante la chiesa di San Rocco di Asiago, nel mezzo di Corso IV Novembre, ricorda queste due giovani sorelle: da un territorio collegato alla pianura da mulattiere e da una sola strada carrozzabile aperta nel 1854, si sentono chiamate a coltivare il bene in India e in Sudan.
Giovanna, nata nel 1846, parte nel 1869 per il subcontinente indiano, dove le Suore di Carità, dette di Maria Bambina, assistevano ammalati e lebbrosi. Vi dona la vita nel 1874.
La sorella Vittoria, già ispettrice delle scuole femminili dell’Altopiano, nel 1875 inizia il cammino fra le Pie Madri della Nigrizia, oggi note come Missionarie Comboniane. Nel 1879 è in Sudan: prima a Khartoum, poi a El Obeid e poi di nuovo a Khartoum.
Nel 1883 deve lasciare il Sudan, travolto dalla rivoluzione islamica del Mahdi, ma insiste a portare con sé i giovani e le giovani africane che aveva riscattato dalla schiavitù. Con maestria organizza una carovana di oltre cento persone: dopo oltre un mese di cammino nel deserto, una sosta di tre mesi ad Assuan e un altro mese di navigazione sul Nilo, raggiungono finalmente il Cairo.
Solerte organizzatrice di scuole, muore in Egitto nel 1891.
Tanta ammirazione per queste due giovani donne ha ispirato Giancarlo Bortoli, uno storico del luogo, e la solerte Etta Carli, ad avviare l’intitolazione.
A tutti questi cultori e cultrici della memoria il nostro grazie.