Era la prima volta nella storia che un Papa aveva avuto il coraggio di affrontare con un’enciclica il problema della salvaguardia del creato.
In questi anni, attorno alla Laudato si’ ci sono stati tanti convegni, incontri, dibattiti, ma senza significativi risultati. C’è voluto il coraggio di una ragazzina svedese di 16 anni, Greta Thunberg, per coinvolgere milioni di ragazzi e ragazze di tutto il mondo e farli scendere in piazza a gridare che è ora di passare dalle parole ai fatti.
Giovani al centro
Ancora una volta è stato papa Francesco con il suo intuito profetico a rivolgersi direttamente ai giovani. Ha invitato ad Assisi una rappresentanza di giovani provenienti da tutte le parti del pianeta per progettare assieme proposte concrete sui problemi dell’ambiente, dell’economia, della politica e del sociale. L’incontro era in programma per il 26-28 marzo scorso, ma purtroppo il dramma del coronavirus ha fatto rimandare quello che poteva diventare un grande evento globale.
Insidia Covid
L’arrivo della pandemia ci ha messo tutti e tutte in ginocchio. Ci ha costretto a fermarci. Vivevamo di corsa, in un clima drogato dalla cultura dell’apparire e dell’arrivismo. I nostri veri idoli erano diventati il dio-denaro e il dio-progresso. L’unico nemico da combattere era diventato il povero immigrato: abbiamo chiuso porti, innalzato muri e steso chilometri di filo spinato per difenderci dall’invasione di tanti disperati. È bastato un virus invisibile per farci capire che i veri problemi sono altri. Anzi, per capire che siamo noi “il problema”.
In un mondo malato
Come ha detto molto bene papa Francesco la sera del 27 marzo nella piazza San Pietro completamente vuota: «Ci credevamo sani in un mondo malato. Siamo tutti sulla stessa barca. Non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme. Nessuno può salvarsi da solo. Facciamo sentire la nostra vicinanza alle persone più sole e più provate. Rimaniamo uniti. Possiamo uscirne soltanto cantando in coro».
Le epidemie non sono accidenti ma conseguenze dei nostri comportamenti. E tra i primi a dimostrare grande senso di responsabilità nel combattere insieme il virus sono stati proprio i giovani. Accanto a medici e infermieri, anche milioni di studenti hanno saputo affrontare i giorni più bui rinchiusi nelle loro stanze, impegnandosi nelle lezioni online, nell’aiutare coloro che erano sprovvisti di un portatile, nel dare una mano agli anziani del condominio, nell’organizzare video e concerti di musica a distanza per affrontare le paure con sano umorismo.
Con senso di responsabilità
Coloro che erano stati definiti scansafatiche, viziati, sdraiati, bulli, hanno dimostrato di saper rispettare le regole, di rimboccarsi le maniche, di impegnarsi seriamente nei momenti di grave difficoltà.
Quando inondavano le piazze e le strade delle varie città del mondo per dirci con i loro cartelli colorati che la Terra è malata, venivano bollati come degli ingenui “gretini”. Ora abbiamo capito che avevano ragione, che le epidemie sono legate ai cambiamenti climatici, che i germi nascono e attaccano l’umanità anche perché sono alimentati dalla deforestazione, dal caldo, dagli eventi estremi. La crisi ha messo a nudo il fallimento del modello economico basato sullo sfruttamento del prossimo e della natura. Ora il pianeta presenta il conto e saranno soprattutto le nuove generazioni che dovranno inventare assieme, a livello mondiale, nuovi stili di vita. Dovranno ricostruire un nuovo equilibrio tra l’umanità e il cosmo per realizzare quella «ecosofia» di cui aveva parlato con profondo senso profetico il filosofo e teologo Raimon Panikkar.
La fiducia di osare
Nella Laudato si’ papa Francesco parla di «ecologia integrale», ovvero dello stretto rapporto tra il problema ambientale e quello sociale.
Questo comporta il dovere morale di rispettare la natura e di abbandonare la logica egoista del consumismo. La questione climatica è innanzitutto un problema di giustizia, e non solo individuale ma globale. Infatti l’ecosistema è una realtà che non ha confini e gli squilibri che si creano nell’ambito di un piccolo territorio hanno ripercussioni immediate sull’intero genere umano.
Papa Francesco si è rivolto alle giovani generazioni perché è convinto che proprio loro sono capaci di fare quello che adulti e anziani di oggi non sanno o addirittura non vogliono assolutamente fare.
Grazie, giovani!
Concludo con le parole della giornalista e scrittrice Concita De Gregorio: «Abbiamo sbagliato tanto con i giovani. Dovremmo chiedere scusa o almeno dire grazie. È una generazione fortissima. Ce la faranno e ci porteranno con loro. Saranno loro, alla fine, a prenderci sulle spalle e per mano. Come nei libri antichi che abbiamo studiato da ragazzi e che loro ci pareva che non avessero studiato abbastanza, ma invece, chissà come, chissà perché. Invece lo sanno».
Quando avremo imparato a prenderci cura della Terra e delle altre persone, allora anche la Terra e le persone si prenderanno cura di noi.