Tra giugno e luglio ha luogo un’importante regolarizzazione di lavoratori stranieri, cosa che non avveniva da 8 anni nel nostro Paese. La regolarizzazione è stata inclusa nel Decreto Rilancio, un atto monstre di 266 articoli e 98 decreti attuativi previsti. Da un lato, l’obiettivo della regolarizzazione è certamente quello di monitorare le condizioni sanitarie della popolazione effettivamente presente per affrontare in maniera più efficace l’epidemia: poter far apparire alla luce del sole migliaia di persone di fatto presenti costituisce uno strumento importante per le autorità sanitarie, soprattutto considerando che una buona parte delle persone che potenzialmente prendono parte alla sanatoria vivono in ghetti, in condizioni abitative e igieniche pessime, in cui seguire le regole anti-covid è estremamente complesso.
Dall’altro lato, il dato di fatto da cui muove il Decreto è che la platea dei non regolarmente presenti aveva raggiunto dimensioni importanti: a inizio 2019 si trattava secondo le stime di 562.000 persone, numero certamente aumentato nell’arco del 2019 fino a 600-700.000. L’aumento del 2019, in particolare, è stato direttamente prodotto dal Decreto Sicurezza del 2018: se il tentativo “nominale” di quel Decreto è stato quello di associare immigrazione e sicurezza, di fatto ha prodotto irregolarità di status per alcune decine di migliaia di persone.
Ambiti troppo ristretti
La regolarizzazione riguarda due situazioni.
Il primo canale è la regolarizzazione dei rapporti di lavoro, sia preesistenti sia nuovi, attribuendo contestualmente ai lavoratori stranieri un permesso di soggiorno. Essa riguarda anche lavoratori italiani e dell’Unione Europea, al fine di far emergere i rapporti di lavoro irregolari che li riguardassero, anche se questo, a giudicare da quanto avvenne nel 2009 quando la regolarizzazione colf e badanti era possibile anche per italiane e cittadine Ue, costituirà probabilmente un intervento minoritario.
Il secondo canale è costituito dalla domanda che lo straniero stesso può fare a proprio nome al fine di ottenere un permesso temporaneo per cercare un lavoro, ma questo canale è riservato a chi ha avuto in passato un titolo di soggiorno che nel frattempo è scaduto.
Criticità evidenti
Questa sanatoria è vincolata a due soli settori economici: l’agricoltura e altre attività del settore primario, e l’ambito del lavoro domestico e dell’assistenza a persone non autosufficienti.
Ciò costituisce una delle principali criticità. Per quanto detti settori raccolgano una parte importante della manodopera straniera, non sono certamente i soli. Ne deriva che questa regolarizzazione coinvolgerà un numero limitato di persone, quantificate, a inizio giugno, tra le 200 e le 300.000; indicativamente la metà di quelle irregolarmente presenti.
Vi sono ulteriori settori, dall’edilizia alla logistica, a molti altri, pervasi dal lavoro sommerso. Una scelta così parziale esclude di fatto molti dalla possibilità di regolarizzarsi, relegandole nuovamente a condizione di subalternità da cui non è facile uscire.