Quest’anno il messaggio di papa Francesco per celebrare la ricorrenza è un inno inequivocabile alla non violenza.
Rilanciato da molte organizzazioni, associazioni e anche da singole persone, pone una domanda impegnativa: è davvero possibile trasformare gli scontri in confronti, e gestire gli umani conflitti senza ricorso alla violenza?
In effetti la stessa Giornata mondiale della pace risulta pervasa di violenza, dalla Turchia alla Repubblica Democratica del Congo, Paese lontano dai nostri riflettori, eppure dilaniato da violenze raccapriccianti, come tanti altri Paesi in cui imperversano le tante “guerre dimenticate”.
Storie di violenza sopraffatta da altra violenza, ma anche storie di non violenza stroncata dalla violenza.
Un cenno particolare a tre paladine della non-violenza, tre attiviste congolesi della “Coalizione delle donne per la protezione dei diritti umani” nel Nord Kivu, regione orientale della Repubblica Democratica del Congo. Secondo l’Agenzia Fides le tre donne «avevano percorso i villaggi della zona per sensibilizzare la popolazione sulla non violenza e il rispetto della Costituzione, alla vigilia della scadenza del secondo e ultimo mandato del Presidente Joseph Kabila alla mezzanotte del 19 dicembre».
Stavano semplicemente informando la popolazione su un diritto costituzionale, ma per questo avevano già ricevuto minacce. Poi sono state aggredite con violenza brutale.
«La sera del 19 dicembre – riporta sempre l’Agenzia FIdes - alcuni militari delle forze armate congolesi (FARDC) sono entrati a forza nelle abitazioni delle attiviste. Grace Tulinabitu è stata gravemente ferita e torturata mentre diversi oggetti personali le sono stati rubati. Sono state invece rapite Judith Chekanabo e Armelle Mwamini e di loro si sono perse le tracce».
Fino a oggi nessuna incoraggiante notizia sulla loro sorte, anzi, prevale il totale silenzio. Anche Amnesty International, generalmente sollecita nel denunciare violazioni dei diritti umani, non ha attivato alcuna petizione per chiedere conto al Presidente Joseph Kabila della vita delle due donne rapite dai suoi militari.
Auguriamo a Grace Tulinabitu di riprendersi presto e continuare nella sua vita non violenta.
Vorremmo anche ricevere presto la notizia che Judith Chekanabo e Armelle Mwamini sono vive e stanno bene.
Il rapporto annuale 2016 di Amnesty International, però, non lo fa presagire.
La Repubblica democratica del Congo è intrisa di violenza, che, nell’impunità generale, continua a mietere troppe vittime civili, soprattutto fra donne e minori.
Eppure non abbiamo scelta: sarà la non violenza a risanare il nostro mondo frantumato. Parola di papa Francesco.