Chi può ormai usare il detto “essere virale” senza tremare un pochino? Chi può vedere ancora qualcosa -la maniglia di una porta, una confezione di cartone, una borsa di verdure – senza immaginare che pulluli di quelle invisibili, non-morte, inanimate masse cosparse di ventose allungate che aspettano solo di attaccarsi ai nostri polmoni?
Chi può pensare di baciare un estraneo, salire sull’autobus o mandare i propri figli a scuola senza sentire una vivida paura?
Chi può pensare ai piaceri quotidiani senza valutarne il rischio?
Chi fra di noi non è un epidemiologo improvvisato, un virologo, uno statistico o un profeta? Chi fra gli sc...
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