Era 13 marzo di 4 anni fa, giorno della nomina di Francesco a vescovo di Roma, la prima volta che un Papa, prima di benedire la popolazione, chiese di essere benedetto dalla stessa. Un Papa che da subito si è fatto prossimo alla gente, in particolare alle persone più vulnerabili. Fra loro i migranti.
Da quel momento, sempre un’attenzione particolare è stata rivolta da Francesco ai migranti. Sono numerose le iniziative che il Papa ha intrapreso durante il suo primo pontificato: il primo viaggio fuori Roma, nel luglio 2013, è stata la visita a Lampedusa. Con il crescere del fenomeno migratorio Francesco ha invitato ogni parrocchia ad accogliere una famiglia di rifugiati e il 16 aprile 2016, per manifestare la sua vicinanza ai profughi ha visitato il Mòria refugee camp dell’isola greca di Lesbos. Nel viaggio di ritorno a Roma, il Papa ha portato con sé sull’aereo dodici profughi siriani.
Il 17 agosto 2016, Francesco ha istituito un nuovo dicastero sociale, «per il servizio dello sviluppo umano integrale», che accorpa diversi pontifici consigli. Ma Papa Francesco, per il momento, ha stabilito che si occuperà direttamente lui del dipartimento dedicato ai migranti e rifugiati. Una scelta legata all’emergenza di questi tempi.
L’Alto Commissariato delle nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) stima che circa la metà delle persone rifugiate al mondo siano minorenn i. I minori soli, in gergo tecnico Minori stranieri non accompagnati, rappresentano da un minimo del 4% ad un massimo del 15% della popolazione richiedente asilo nei paesi di destinazione.
I dati indicano un aumento di partenze dall’Africa subsahariana, stabili quelle dal Corno d’Africa e in diminuzione dalla Siria. Malgrado in testa ci siano ancora gli eritrei, con un numero di arrivi in linea con quello negli ultimi tre anni (da 3394 nel 2014 a 3714 nel 2016), molto significativa è la crescita dei migranti dalla Nigeria che sono passati da 461 nel 2014 a 2932 del 2016. In due anni sono più che raddoppiati gli arrivi dal Gambia (1208 nel 2014, 3119 del 2016), triplicati quelli dal Mali (da 483 a 1302) e dal Senegal (da 326 a 1072). Incredibile l’aumento dei ragazzi provenienti dalla Guinea: due anni fa erano solo 80, nel 2016 sono 2225.
Una storia a parte è quella dlle ragazze e dei ragazzi egiziani, che da anni ormai costituiscono un flusso in entrata verso l’Italia. Nel 2016 sono 2459 quelli arrivati da soli nel nostro paese.
Sempre secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 31 luglio 2016, 256.319 persone sono arrivate in Europa, di cui 93.611 in Italia. Nei primi tre mesi dello stesso anno, il 14% degli arrivi complessivi erano minori stranieri non accompagnati.
Come si legge nel VI Rapporto “I comuni e le politiche di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati” curato da Monia Giovanetti, i minori e i giovani in movimento sono diventati i nuovi protagonisti dei processi legati agli spostamenti umani e costituiscono un vero e proprio fenomeno globale che interessa indistintamente paesi di vecchia e nuova migrazione.
Solo in Italia nel 2015 ne sono scomparsi oltre 5000 (6.135 per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali). Questa stima ha portato diversi paesi, soprattutto europei, a porre il tema dei minori al centro dell’azione pubblica e dell’agenda politica e, al contempo, ha spinto molti ricercatori ad interrogarsi sulle motivazioni che spingono molti giovani a lasciare il proprio paese d’origine.
Sulla base di queste considerazioni, lo scorso dicembre è nato RicercAzione: un progetto innovativo proposto da degli studenti, finanziato dal servizio diritto allo studio e tutorato dell'Università di Padova. Il gruppo vuole approfondire il fenomeno dei minori, analizzando nello specifico il sistema di accoglienza nella provincia di Padova.
Accanto all’indagine in ambito provinciale, il progetto procederà ad una mappatura delle iniziative significative da parte di enti locali in ambito europeo, per esempio quelli aderenti alla rete Città Interculturali promossa dal Consiglio d’Europa.
Tra gli obiettivi, anche quello di realizzare un’indagine esplorativa con il coinvolgimento dei protagonisti del sistema di accoglienza per comprenderne il funzionamento e le problematiche che possono essere alla base della “scomparsa” dei minori soli non accompagnati. Perché la maggioranza dei bambini e ragazzi non accompagnati che sbarcano sulle nostre coste non chiede asilo in Italia, ma ha ugualmente diritto a ricevere protezione in virtù della minore età ed entra perciò nel circuito di accoglienza per minori.