Si è svolta sabato, a Roma, una manifestazione pacifica per contestare l'approvazione del decreto legge sicurezza e immigrazione.
Oltre 10 mila, secondo gli organizzatori, le persone che hanno partecipato al corteo radunate attorno ad oltre 480 organizzazioni tra sigle sindacali, movimenti per il diritto all’abitare, migranti del centro Baobab e centri sociali anche di altre città.
Nella Capitale sono arrivati circa 100 pullman provenienti da tutto il territorio nazionale. Una partecipazione in parte ostacolata dalla polizia locale: gli organizzatori, infatti, hanno denunciato controlli ai caselli autostradali che hanno fatto ritardare i pullman dei manifestanti. Il dubbio, oggi, è se si sia trattato di una normale prassi per la sicurezza o se si debba piuttosto pensare ad una vera pratica intimidatoria.
Nonostante questo, però, il pacifico e colorato corteo ha sfilato per le vie di Roma senza altri particolari problemi. Tra i manifestanti anche Domenico Lucano, a rappresentare il disaccordo verso quel punto del decreto che prevede la restrizione del sistema di accoglienza: sarà limitato solo a chi è già titolare di protezione internazionale o ai minori stranieri non accompagnati.
I decreti legge che in campagna elettorale erano stati presentati come distinti: uno sulla sicurezza e l’altro sull’immigrazione, alla fine, sono stati presentati e approvati come un unico progetto, generando così un collegamento immediato che fa di sicurezza e immigrazione un unico "problema" da risolvere.
Salvini ha presentato il decreto come «un passo avanti per rendere l’Italia più sicura» combattendo con più forza mafiosi e scafisti, riducendo i costi dell’immigrazione, evitando il dilagare di delinquenti e finti profughi e, soprattutto, concedendo più poteri alle Forze dell’Ordine».
Per far questo, però, ha dato vita ad un decreto che inasprisce le regole sul diritto d’asilo e sulla cittadinanza, cancella la protezione umanitaria e restringe il sistema d’accoglienza.
In altre parole chiude i cittadini e le comunità italiane in una morsa senza diritti, dove la violenza diventa l’unico modo per far rispettare la legge e i diritti stessi.
Se da un lato è chiaro che ci sia una necessità di proteggere la cittadinanza e pretendere aiuto e sostegno nella gestione dei rifugiati anche al di là dei confini italiani, al contrario risultano incomprensibili misure di accanimento sul sistema Sprar o sui respingimenti o gli sgomberi. Misure che, con tutta probabilità, andrebbero a fomentare l’irregolarità e l’abusivismo.
Un decreto pervaso da dubbi per il quale circolano numerose manifestazioni di disaccordo, come quella che si è svolta a Roma sabato; o come quella che circola in rete da già da un po’.