Sono arrivata a Pueblo Libre di Lima, in Perù, nel 1995 per iniziare gli studi di Scienze religiose. La comunità era dedicata all’animazione missionaria e all’orientamento vocazionale.
Era veramente interculturale, in prevalenza costituita da studenti: 1 brasiliana, 1 ecuadoregna, 3 peruviane, 1 spagnola e la sottoscritta, italiana. La nostra casa era in un quartiere della classe media, vicina alle università. Studiare, però, non ci bastava: era importante anche vivere in mezzo alla gente impoverita delle periferie.
Con Carolina Silvera Solis (deceduta nel 2002) e Carmen Rosa Taira Oshiro, attuale coordinatrice delle comboniane in Zambia, lo abbiamo avvertito con forza e ci siamo rese presenti nel quartiere degradato di Yerbateros, dove cellule di Sendero Luminoso provocavano violenti interventi della polizia, ma dove c’erano anche piccole comunità di base molto attive.
I due preti della parrocchia ci hanno affidato la cappellina della comunità Santa Clara Bella Luz, dove nel fine settimana svolgevamo varie attività con le famiglie.
La gente ci conosceva come “la Cinese” (Carmen ha origini giapponesi), “la Ciola” (Carolina aveva tratti indigeni) e “la Gringa” (io, bionda e bianca) e si stupiva di come noi, così differenti, svolgessimo il nostro servizio assieme e vivendo nella stessa comunità.
Se prima il nostro piccolo impegno era un “osare”, poi è diventato la “prassi” per tutte le comboniane che venivano a studiare a Pueblo Libre.