«Il Giubileo per me è un tempo di grazia. Avere la responsabilità di questa casa comprata dal nostro fondatore Daniele Comboni è per me una grande gioia, perché mi ricorda tutto il cammino fatto in questo luogo durante questi 150 anni di storia e le tante sorelle che prima di me hanno preso cura di questo luogo. Questo passaggio di responsabilità, che passa da una sorella all’altra, e che oggi tocca a me, è proprio un momento di grazia per riconoscere tutto quello che il Signore ha fatto per noi, come congregazione». Commenta così suor Esperance Bamiriyo, congolese, superiora della Casa Madre delle Pie Madri della Nigrizia di Verona, più note come Missionarie Comboniane.
Il 150esimo di fondazione della congregazione sarà ricordato il 14 settembre, a partire dalle 10.30, nella casa madre a Verona, in via Santa Maria in Organo 1, con l’inaugurazione della mostra “Una promessa che continua”, che ripercorre la storia dell’Istituto, e pone le premesse per il futuro. L’appuntamento inizierà con un momento di preghiera in memoria di suor Maria De Coppi, uccisa in Mozambico nella notte tra il 6 e il 7 settembre scorsi, durante un raid jihadista, che ha totalmente distrutto la missione comboniana.
Interverranno la superiora generale suor Luigina Coccia, nonché Paolo Pellegrini di Mediacor e Margherita Iperique di Calibro Zero. Mediacor è la società che ha ideato la mostra, coinvolgendo l’emergente studio torinese Calibro Zero, in vista di un progetto più vasto di valorizzazione del patrimonio culturale della congregazione.
Di questo progetto si avrà un’anticipazione in alcuni dei pannelli della mostra da cui si potrà venire a conoscenza del prossimo spostamento (da Roma a Verona) dell’Archivio Storico della Congregazione e della riorganizzazione dell’esposizione permanente degli oggetti del Museo delle Suore Missionarie Comboniane che, grazie ad un nuovo allestimento, sarà collocata in alcuni degli spazi più significativi della Casa Madre e attraverso l’utilizzo delle tecnologie multimediali consentirà di poter raccontare il vissuto delle esperienze missionarie e di mostrarne la continua evoluzione.
«Una scelta che risponde anche al cambiamento dei tempi – spiega suor Luigina Coccia -.Il nostro Istituto subì un duro colpo quando, poco dopo la fondazione, Daniele Comboni morì. Ma la lungimiranza delle sorelle che con lui avevano condiviso la missione fece sì che questo tesoro prezioso non andasse perduto. Così, nonostante le difficoltà, e sapendo di volta in volta rispondere ai nuovi bisogni, l’Istituto è arrivato a compiere un secolo e mezzo». In tutti questi anni ci sono stati degli aggiustamenti, ma il carisma è sempre rimasto lo stesso.
Oggi sono 1.008 le suore comboniane nel mondo, appartenenti a 34 nazionalità (599 europee, 248 africane, 157 americane, 4 asiatiche), ma l’età media è 70 anni, e questo richiede una riflessione che sarà all’ordine del giorno del XXI Capitolo Generale che si terrà proprio in Casa Madre dal 1 al 26 ottobre. «Essendo noi consorelle in un processo di diminuzione, potrebbe esserci la tentazione di ritirarci sui Paesi dove già operiamo – conclude suor Coccia -. Secondo me, invece, dovremmo riorganizzarci affinché l’Istituto continui ad espandersi in più Paesi possibile –magari con meno presenze e ampliando la collaborazione con altre congregazioni -, perché riteniamo che ogni realtà umana, ogni cultura, ogni chiesa abbia molto da donarci. Ci arricchisce, non solo di nuovi membri, quindi coltivando l’interculturalità al suo interno, ma anche di nuove modalità di comprensione di chi siamo noi come missionarie comboniane oggi. Quindi, la sfida e, nello stesso tempo, il sogno, è che come comboniane possiamo continuare ad essere presenti sui quattro continenti e, perché no, anche sui cinque».