In effetti il primo Festival della Missione, con tutte le sue articolazioni, era un evento molto complesso.
Come una grande orchestra, invitata a suonare senza aver fatto le prove: dalla sera di giovedì 12 a quella di domenica 15 ottobre si sono susseguiti più di trenta eventi fra tavole rotonde, concerti e spettacoli. Il territorio pullulava anche di 22 mostre e 20 veglie di preghiera. Nello “Spazio autori” uno sciame di incontri e alcuni bar attendono 19 “aperitivi missionari”.
Oltre 80 gli ospiti coinvolti, alcuni anche dall’estero: missionari e missionarie, religiosi e non, vescovi e sacerdoti, ma anche laici e laiche: scrittori, studiosi, artisti ed esponenti della cooperazione internazionale.
Il Festival è iniziato il 12 pomeriggio, con i volti delle giovani volontarie che alla stazione di Brescia accoglievano le centinaia di persone in arrivo. Oltre 1.000 le iscrizioni pervenute, fra cui 220 di missionari e missionarie. In città mancava la segnaletica, eppure tutto è andato bene, anzi, benissimo.
Iniziato alle 18 con la messa di apertura presieduta dal nuovo vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada, il primo giorno si è concluso con tante veglie missionarie, sparse dentro e fuori città. Alcune molto partecipate, altre meno. Il secondo giorno è iniziato all’Università Cattolica con la conferenza “Quale futuro per la missione ad gentes?”.
La sala è affollata di missionari, missionarie e persone più o meno affiliate; pochi giovani. Per inclinazione clericale del moderatore, il cardinal Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, fa la parte del leone. Le briciole, comunque molto sostanziose, sono offerte da suor Luigina Coccia e padre Stefano Camerlengo, superiori generali rispettivamente delle missionarie comboniane e dei missionari della Consolata.
Un plauso a monsignor Francesco Beschi, presidente della Commissione missionaria della Cei: arriva in ritardo, ma offre provocazioni condensate e lascia spazio alle domande. L’evento successivo è dedicato ai giovani universitari, e l’uditorio cambia volto.