Intervista di Maria Chiara Biagioni
“Abbiamo invitato premi Nobel, esperti e personalità mondiali per fare da testimonial all’evento ma il target sono i giovani”. Punta dritto ai veri protagonisti di “The Economy of Francesco”, il professore Luigino Bruni. Dal 26 al 28 marzo 2020 la città di Assisi sarà luogo di una tre giorni interamente dedicata ai giovani economisti e imprenditori provenienti da tutto il mondo. Laboratori, manifestazioni artistiche, seminari e plenarie.
L’invito a partecipare – ed è questa una grande novità – arriva direttamente da Papa Francesco che nei giorni scorsi ha diffuso una Lettera di convocazione. La proposta è stringere con i giovani un “patto per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani”. Perché sia “più giusta, inclusiva e sostenibile, senza lasciare nessuno indietro”. L’evento è organizzato da un Comitato composto dalla diocesi di Assisi, dal Comune di Assisi, dall’Istituto Serafico di Assisi e da Economia di Comunione. L’economista Luigino Bruni, ordinario di economia politica alla Lumsa, è il direttore scientifico del Comitato. “Questa iniziativa mette insieme due priorità del Pontificato di Francesco: i giovani e l’economia”, spiega. All’incontro, parteciperanno almeno 500 giovani di tutto il mondo. Sono studenti in dottorato in economia e giovani imprenditori. “L’idea è che periodicamente si incontrino e crescano insieme e che parta un movimento di giovani economisti nel mondo nello Spirito di Francesco, che vuol dire Bergoglio ma anche Francesco di Assisi”.
Assisi ed economia: sembra un binomio paradossale visto che San Francesco ha fatto la scelta di una povertà estrema che oggi, di fronte agli attuali paradigmi, si presenta come l’anti-economia per eccellenza. Perché questa scelta?
Perché San Francesco di Assisi è stato al centro di un’altra economia. I francescani sono stati i primi economisti d’Europa. Hanno scritto i primi trattati di Luigino Bruni CN rideconomia nel ‘200 e nel ‘300. Dai francescani poi sono nate le prime banche moderne, i Monti di Pietà, a metà del ‘400. Loro dalla povertà scelta hanno immaginato una economia del dono e della condivisione. Pertanto non si può dire che i francescani sono la non-economia. Sono piuttosto un altro modo di intendere l’economia che è quello dove i poveri sono protagonisti, dove la ricchezza è condivisa e soprattutto dove c’è un’economia in rapporto con l’ambiente perché Assisi è anche il Cantico delle Creature.
Perché i giovani?
Oggi abbiamo il movimento di Greta che ha raccolto, sulle grandi questioni ambientali, teenager di tutto il mondo e abbiamo la politica dei grandi che hanno in mano le redini dell’economia mondiale. Ma manca l’anello intermedio e cioè i giovani che hanno tra i 25 e i 35 anni, che si stanno affacciando al mondo dell’ economia con la prospettiva di diventarne presto i protagonisti ma che sono completamente tagliati fuori dai grandi dibattiti. E invece sono il ponte tra Greta e i leader politici e il Papa si rivolge a loro con una proposta interessante: voi che state studiando, che già state lavorando in questo settore, vogliamo cambiarla o no questa economia? L’idea di Francesco è che i giovani non sono il futuro ma sono il presente.
Ma davvero da studioso lei ritiene che ci sia un margine di cambiamento nel sistema economico attuale?
Ma sicuramente, molto margine. E i giovani sono già dentro il cambiamento. Se avessimo pensato a un incontro ad Assisi con i più grandi leader dell’economia, avremmo fatto una bella foto ma il mondo non sarebbe cambiato. Questa gente è inconvertibile.
La novità qui è che il Papa fa una Assisi con i giovani economisti. Ed ha un valore simbolico enorme, perché dice: “Voi potete cambiare il mondo”.
L’alternativa quale sarebbe? Se l’economia non cambia, verso quale futuro stiamo andando?
Il futuro è già quello che stiamo vedendo. Un futuro di crescenti disuguaglianze che producono varie forme di insoddisfazioni dai gilet gialli al terrorismo e un pianeta insostenibile. Questo è il quadro ed è già presente. Il messaggio in fondo che sta diffondendo Greta, che noi inviteremo, è molto semplice:
non stiamo parlando di futuro, questi problemi sono già cominciati, non dobbiamo più aspettare che avvengano.
E i giovani sono già il cambiamento in atto. Devono cominciare oggi e non aspettare domani. Se ci mettiamo insieme e facciamo nascere un movimento, capace di raccogliere persone, entrare nelle università e nelle aziende, questi giovani diventano una potenza.
Se l’economia punta ai giovani, vuol dire che ha intravisto in loro una potenzialità. Qual è il loro punto di forza?
Questi ragazzi fanno vedere di avere un pensiero. C’è un pensiero dei giovani soprattutto sulle questioni ambientali che è molto più avanti del pensiero degli adulti. Quello che è mancato nel ‘900, non è l’amore per i ragazzi ma il rispetto e l’ascolto del pensiero dei ragazzi. I ragazzi hanno un punto di vista sulle cose diverso dal nostro soprattutto in tematiche come l’economia e l’ambiente, povertà e dignità umana, rispetto per la natura e sviluppo sostenibile. E questo pensiero va preso molto sul serio E’ quindi iniziata un’era nuova perché è entrata nella sfera pubblica il pensiero dei ragazzi. Come una cosa nuova che non c’era finora.
Come il ‘900 è stato il secolo delle donne, il XXI dovrà essere il secolo dei ragazzi che entrano con il loro punto di vista nel mondo e si fanno sentire.