Papa Francesco, in occasione del Sinodo dei giovani del 2018, ha introdotto il diritto di voto per i religiosi non sacerdoti, ma per le religiose non ci è ancora riuscito. Figuriamoci per le donne laiche!
L’inerzia patriarcale accumulata dalla Chiesa cattolica pesa come un macigno. Nel 2015 l’allora arcivescovo di Loreto, Giovanni Tonucci, parlando del Sinodo sulla famiglia ebbe a dire che, se il sinodo è “dei vescovi”, sono loro che devono votare, non altri. Eppure un “cammino insieme” dovrebbe essere più inclusivo, e forse potrebbe anche cambiare nome: essere il “sinodo della Chiesa”, non solo “dei vescovi”.
Sollecitazioni persistenti
Nella Chiesa cattolica ci sono donne che continuano a porre domande e sollecitare riflessioni trasformanti. A nome dell’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg), Carmen Sammut lo ha fatto nel 2016, chiedendo a papa Francesco di considerare il diaconato delle donne. E altre continuano a farlo, con persistenza e senza toni polemici: nel 2018, in occasione del Sinodo dei giovani, per riconoscere il diritto di voto alle rappresentanti della Uisg, ribadito al Sinodo sull’Amazzonia. Il voto rimane negato, ma la presenza femminile è cresciuta: a fronte di 185 “padri sinodali”, le 36 donne (uditrici, “esperte” e “consultori”) assommavano al 16%, ben più del 9% al Sinodo dei giovani.
Esperienze molteplici
Le donne, sia religiose sia laiche, hanno portato al Sinodo sull’Amazzonia una grande varietà di prospettive. María Luisa Berzosa González, religiosa spagnola esperta di educazione pastorale e direttrice della ong “Fe y Alegría”, e Cecilia Costa, docente di Sociologia presso l’Università Roma Tre, sono due delle quattro donne, tre religiose e una laica, nominate lo scorso maggio da papa Francesco “consultori” della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi. Novità assoluta!
C’erano poi 10 religiose “uditrici” a rappresentare l’Uisg:* 6 dal Brasile, 2 dal Perù e 2 dalla Colombia, 10 di altra nomina, e 1 “esperta”. La maggior parte di loro vive nella Regione Amazzonica: alcune sono “indigene”, altre vivono da anni con i “popoli originari”, condividendone fatiche e speranze, altre ancora sono impegnate nel contrasto alla tratta di persone, piaga dilagante in tutta la Regione.
Note a margine
Nel complesso, le donne religiose presenti, fra uditrici, esperte, consultrici, erano 22. Le laiche 16: 2 “esperte” di fama internazionale (Márcia Maria de Oliveira e Ima Célia Guimarães Vieira), entrambe dal Brasile, 11 uditrici, di cui 5 in rappresentanza dei “popoli originari”, 1 “consultore” e 2 invitate speciali: la canadese Josianne Gauthier, segretaria generale di Cidse,** e la filippina Victoria Lucia Tauli-Corpuz, relatrice speciale dell’Onu sui diritti delle popolazioni indigene.
Dei 7 “collaboratori alla comunicazione”, 5 erano donne: 4 laiche e una religiosa. L’unico ambito del Sinodo a maggioranza femminile. L’altro, nella Chiesa cattolica, è quello delle assemblee liturgiche domenicali, dove quasi l’80% è costituito da loro: le donne!