Occhio ai trattati
Per problemi comuni di sicurezza in materia di sanità pubblica, i trattati costitutivi danno all’Ue una competenza cosiddetta “concorrente” con quella degli Stati membri, ovvero sia questi che l’Unione hanno competenze coordi-nate in materia, per svolgere azioni intese a sostenere, coordinare o completare l’azione degli Stati membri nella tutela della salute umana basandosi «su un livello di protezione elevato, tenuto conto, in particolare, degli eventua-li nuovi sviluppi fondati su riscontri scientifici».
In essenza, gli strumenti dell’Ue sono tre. Due “di indirizzo”, ovvero il coordinamento tra gli Stati membri per le rispettive politiche e programmi sanitari e il supporto alla cooperazione verso Paesi terzi e organizzazioni internazionali. Il terzo, più propositivo, consiste nell’adozione di «misure per la lotta contro i grandi flagelli che si propagano oltre frontiera, misure concernenti la sorveglianza, l’allarme e la lotta contro gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero».
Eu 4 Health
Di quest’ultimo strumento si stanno servendo la Commissione e il Parlamento per costruire un’Unione Europea della Salute, un programma per la lotta al coronavirus che si compone di due pilastri. Il primo è un nuovo regolamento relativo alle minacce sanitarie transfrontaliere, che permetterà di rafforzare la preparazione degli Stati membri grazie a piani nazionali di risposta e a una efficace comunicazione degli indicatori dei sistemi sanitari. La Commissione, con il supporto di alcune agenzie dell’Ue, avrebbe il compito di redigere un quadro comune vincolante per orientare i piani nazionali e sottoporli poi a prove di stress. A ciò si aggiunge la creazione di un sistema integrato di sorveglianza, dotato di mezzi tecnologici avanzati, per comunicare situazioni di emergenza a livello dell’Unione e garantire maggiore flessibilità nell’affrontare le crisi sanitarie e più coordinamento nelle risposte nazionali.
Il secondo pilastro è il potenziamento del mandato delle agenzie dell’Ue, in particolare, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) per la sorveglianza epidemiologica e la pianificazione della risposta alle crisi sanitarie; l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) per il monitoraggio del rischio da carenza di medicinali e la consulenza scientifica sui vaccini e sui medicinali in grado di curare le malattie all’origine delle crisi.
Il piano vaccini
Per debellare una pandemia è necessaria la vaccinazione generale della popolazione. Pertanto, dal punto di vista scientifico e politico la strategia sui vaccini contro il coronavirus è uno dei piani più ambiziosi dell’Ue. La Commissione ha puntato a trovare un vaccino entro 12-18 mesi (mentre di solito servono 10 anni), senza comprometterne la sicurezza, la qualità o l’efficacia. La Commissione ha fatto valere il peso economico del “mercato unico” e le sue competenze esclusive in materia di commercio. Finora sono stati conclusi contratti per centinaia di milioni di dosi con AstraZeneca, Sanofi, Johnson&Johnson, BioNTech-Pfizer, e sono in corso trattative con altri produttori. Ciò garantisce un ampio ventaglio di candidati per ottimizzare la possibilità di avere un vaccino efficace. Nel contempo, la Commissione si impegna a dare uguale accesso alle dosi a tutti gli Stati membri.
Le questioni in sospeso, e che ricadono principalmente sugli Stati, sono la necessità di dotare i servizi di vaccinazione di risorse sufficienti a portare a termine i loro compiti e il fatto che i vaccini non saranno disponibili in tempi brevi per tutta la popolazione. Poiché la responsabilità delle politiche sanitarie compete agli Stati, la Commissione può offrire solo un’azione di coordinamento in questo ambito, in primo luogo per identificare le categorie con precedenza di vaccinazione e per monitorare la performance delle varie strategie.