Queste parole iniziano tutte con la stessa consonante, ma la loro connessione spazia ben oltre questo banale dettaglio.
Costruire il “futuro” esige “fatica”; se non ci fosse “fiducia nel domani”, chi se ne farebbe carico?
Per costruire il futuro è necessario anche investire “risorse”: anzitutto quelle creative, che permettono a noi, esseri umani, di generare una visione verso la quale procedere.
Può essere quella di due persone che si amano e desiderano metter su famiglia; oppure quella di una comunità, religiosa o meno, che desidera vivere la propria vocazione e cerca di realizzarla con iniziative concrete di servizio; può essere anche la visione dell’Unione Europea, che desidera sostenere i propri cittadini e cittadine nella crisi pandemica, o quella di 191 Paesi che al marzo 2021 avevano già ratificato l’Accordo di Parigi, ovvero l’impegno a mantenere il riscaldamento del Pianeta al di sotto di 1,5 °C e a mettere in atto le politiche necessarie affinché ciò si realizzi entro il 2100 o anche prima.
Ogni visione di futuro è destinata però a rimanere evanescente se non esistono anche risorse materiali che le danno concretezza. Realtà e situazioni differenti attingono alle “risorse materiali” con modalità diverse, ma la finanza è certamente una modalità importante, soprattutto nel mondo globalizzato. Investire nel futuro esige appunto “dar credito”, ovvero fiducia, a quella visione e “far credito” a chi desidera realizzarla.
Il dossier approfondisce il tema della finanza e si sofferma su quella oggi nota come “sostenibile”, ovvero capace di garantire il futuro.
Lo è davvero?
“Sostenibile”, “verde” e “bio” sono oggi fra le parole più abusate dalla pubblicità e dalle pubbliche relazioni: conferiscono un gusto di responsabilità a ciò che spesso non è responsabilmente attento alla vita.
Anche il tonno che raggiunge le nostre tavole viene garantito “sostenibile” mentre Greenpeace denuncia che quasi 100.000 balene, tartarughe e delfini sono vittime ogni anno di pratiche distruttive di pesca industriale: le reti a strascico utilizzate per catturare i tonni a pinna gialla non sono selettive!
Anche l’energia generata dalla combustione di biocarburanti e legno è definita “sostenibile” perché le sue fonti sono rinnovabili, ma non si accenna alla terra fertile, già limitata, sottratta alla produzione di cibo o ai boschi tagliati con il pretesto di “ringiovanirli” mentre sono proprio quelli secolari a tutelare la biodiversità.
Queste pagine riprendono anche un tema caro a Combonifem: la finanza come strumento a servizio della qualità della vita. È possibile riscattarla dalla degenerazione speculativa che subisce da decenni? Quale ruolo può avere una persona senza particolari competenze finanziarie che desidera semplicemente investire i suoi risparmi? A quale futuro pensa? A chi intende “dar credito”?
Nei prossimi mesi sono previsti due vertici internazionali decisivi per il futuro dell’umanità: dall’11 al 24 ottobre la Conferenza delle parti per la Convenzione sulla Biodiversità (Cop15) e dal 1° al 12 novembre la Cop26 sul cambiamento climatico.
Per scongiurare un ulteriore aggravamento della crisi ambientale delle scorse settimane, resa ancor più drammatica dal riscaldamento climatico, è necessario investire risorse: la finanza giuoca un ruolo decisivo, e l’enciclica Laudato si’ ne denuncia alcune storture da correggere.
La lettera alla redazione ci ricorda che se non ci coinvolgiamo oggi nelle scelte, «la storia ci passerà sopra»; la rubrica “Passi di ecologia integrale” ci invita a rinnovare la Casa comune e rivela che ogni età è buona per farlo, e “Quale Europa?” ci sollecita a non perdere l’occasione per far sentire la nostra voce nel plasmare il futuro dell’Ue.
Anche nelle altre pagine possiamo trovare interessanti opportunità di confrontarci sul futuro e di assumere insieme la fatica per realizzarlo, coltivando quella fiducia reciproca tanto necessaria a “dar credito” e “far credito”.
È urgente scegliere come investire le nostre risorse personali, sapendo che ognuna, anche la più piccola, diventa incredibilmente preziosa.