Il 9 maggio scorso, sotto la presidenza francese dell’Unione Europea, si è ufficialmente conclusa la Conferenza sul futuro dell’Europa, voluta fortemente da Emmanuel Macron, rieletto lo scorso 24 aprile presidente della Francia.
OLTRE IL “MONDO UNIPOLARE”
Potrebbe essere questo il momento del completamento della costruzione dell’Unione politica federale, che aprirebbe una nuova fase nella storia dell’umanità, dopo quella avvenuta il 9 novembre 1989 con la caduta del muro di Berlino. Quel momento segnò la fine dell’equilibrio bipolare per l’implosione dell’Unione Sovietica, con un conseguente “vuoto di potere” che inizialmente, e forse anche inevitabilmente, gli Usa hanno cercato di colmare.
Forse questa fase può essere considerata simbolicamente e definitivamente conclusa con il 30 agosto del 2021, data dell’uscita degli Usa dall’Afghanistan, ma già da tempo era evidente che un “mondo unipolare” a guida statunitense non poteva reggere a lungo. Per questo oggi diventa urgente realizzare il progetto degli “Stati Uniti d’Europa”, che può concorrere alla “unificazione pacifica” del genere umano, comunità con destino condiviso, come evidenziato dalla pandemia e dall’emergenza climatica.
DIRETTAMENTE DALLA “CITTADINANZA”…
La conclusione della Conferenza sul futuro dell’Europa apre alla speranza perché ha costituito il primo tentativo di far partecipare direttamente cittadini e cittadine a un processo di decisione democratica attraverso due strumenti: quello dei panel, consessi a livello nazionale ed europeo di cittadini e cittadine estratti a sorte per confrontarsi su tantissimi temi di rilievo per proporre quelli prioritari, e quello della piattaforma digitale, sulla quale potevano essere raccolte proposte e richieste di singoli soggetti o di gruppi organizzati.
Da queste due modalità sono arrivate alla plenaria della Conferenza, composta da rappresentanti del Parlamento europeo, della Commissione, dei parlamenti e dei governi nazionali, ma anche da organizzazioni della società civile, le proposte di cambiamento e/o di rafforzamento delle politiche da farsi nei vari campi di competenza dell’Unione, ovvero proposte di vere e proprie modifiche dei trattati.
… PER UN’UNIONE FEDERALE
L’Assemblea plenaria della Conferenza, divisa in più gruppi di lavoro per i vari argomenti da esaminare, ha prodotto un rapporto con 49 proposte che includono obiettivi concreti e con più di 320 misure per le istituzioni europee da seguire.
Tra i molti contenuti vanno considerati quelli che riguardano le richieste emerse dal lavoro sul tema della democrazia europea, perché cittadini e cittadine dell’Unione chiedono maggiori poteri per il Parlamento europeo, un vero bilancio federale, l’abolizione del diritto di veto. Chiedono, in sintesi, di completare il percorso verso l’Unione politica federale, e l’assemblea plenaria della Conferenza ha fatte proprie le loro richieste.
PROSPETTIVE E NODI
A larghissima maggioranza, il Parlamento europeo ha preso subito posizione per convocare una Convenzione per la riforma dei trattati, e la sua Commissione Affari Costituzionali ha già predisposto gli emendamenti ai trattati che dovrebbero essere oggetto della Convenzione stessa. Anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente francese Macron, il governo italiano e quello tedesco si sono esplicitamente espressi a favore, e nelle prossime settimane il Consiglio europeo potrebbe già prendere la decisione di convocare la Convenzione. Vi sono però molti Paesi che non sono favorevoli a riformare i trattati per conferire maggior potere decisionale all’Unione. La Convenzione può essere convocata a maggioranza semplice (14 su 27 Paesi) degli Stati membri, cosa comunque non scontata.
Il fatto che i grandi Paesi dell’Ue, tra i quali si annovera anche la Spagna, e due sue istituzioni (Parlamento e Commissione) abbiano già indicato questa prospettiva induce a pensare che il punto critico potrebbe essere quello di consentire agli Stati che intendono procedere verso una maggiore unione politica di poterlo fare senza modificare i diritti degli altri.
UNIONE A CERCHI CONCENTRICI
Si riapre la discussione sull’Europa a due o tre velocità, o meglio sull’Europa a cerchi concentrici. In questa discussione trova spazio anche la necessità di definire lo status di quei Paesi che hanno chiesto l’adesione all’Unione Europea ma che ancora non ne fanno parte: non si può pensare di realizzare un ulteriore allargamento dell’Ue mantenendo le regole attuali, e in particolare quella dell’unanimità.
L’abolizione dell’unanimità, comunque, da sola non modificherebbe in modo sostanziale l’attuale funzionamento intergovernativo dell’Unione. Sono necessari anche altri cambiamenti, tra i quali l’attribuzione all’Ue di risorse proprie, ovvero la creazione di un vero bilancio federale, con possibilità di tassare e di costituire un debito pubblico europeo. Finora, quest’ultimo ha avuto riconoscimento in via eccezionale per fronteggiare gli effetti della pandemia da covid-19.
UN MODO PACIFICO DI RISOLVERE I CONFLITTI
In sostanza, le prossime settimane e i prossimi mesi saranno decisivi per il futuro dell’Europa e dei suoi cittadini e cittadine – ma non solo. Se l’Ue sarà capace di realizzare la sua “unione politica”, potrà indicare al mondo una strada di convivenza e pacificazione da realizzare in alternativa alla barbarie della guerra come via per risolvere i conflitti.
Per evitare la possibile autodistruzione dell’umanità, che la minaccia nucleare della guerra in Ucraina evidenzia oltre ogni ragionevole dubbio, l’evoluzione dell’Unione Europea è adesso di primaria importanza.