Come medico volontario ho trascorso alcuni giorni con le Suore comboniane di Gerusalemme/Betania: Anna Maria, Giovanna, Manna, Lorena, Florence e più tardi anche con Quy.
Sono donne speciali, accomunate da una spiritualità che mette pace nel cuore di chi le incontra. Il giardino è solcato da un muro di cemento e filo spinato che prosegue per chilometri: è un orrendo e innaturale confine con la Cisgiordania. Dalle finestre della casa si possono salutare le altre due Comboniane che vivono al di là del muro, ma per incontrarle si devono percorrere molti chilometri e varcare il posto di controllo mostrando ogni volta il passaporto.
La zona è bella e tranquilla, se non fosse per qualche lancio di pietre e bottiglie Molotov a danno della casa e della scuola materna. È la protesta di giovani palestinesi che sfidano le telecamere di video-sorveglianza montate sul muro. Come medico ho visto due ospedali di Gerusalemme, ma ciò che ho più apprezzato è stata la giornata in Cisgiordania nei villaggi beduini.
Con suor Cecilia ed Expedita, le Comboniane “oltre il muro”, ho incontrato uomini e donne di una cultura molto diversa dalla mia. Lontano dalle comodità e dagli agi delle città, vivono con poco o niente ma affermano appieno la loro dignità. Abbiamo visitato gli asili che le Comboniane hanno avviato dal 2008 in collaborazione con i capi beduini.
Sono stati solo una manciata di giorni, ma ne porterò il ricordo per sempre.
L’aereo per tornare in Italia è partito da Tel Aviv la notte del 6 ottobre 2023: sono atterrato a Roma all’alba del 7, appena in tempo per ricevere una pioggia di messaggi dalle Comboniane di Betania/Al-Azareyah. Mi chiedevano dove fossi e come stessi. E sì: all’alba in Terra Santa era di nuovo scoppiata la guerra!