Sono Silvia Sartori, missionaria comboniana in Perú.
Il 19 gennaio Madre di Dio di Puerto Maldonado ha ospitato l’incontro di papa Francesco con i popoli provenienti da moltissime zone della foresta amazzonica, anche del Brasile e della Bolivia.
Lí dove si consuma quotidianamente il flagello della distruzione della foresta, dei suoi popoli e delle sue culture; lí dove l’estrazione legale e illegale dei minerali contamina terra e acqua, e alimenta un fenomeno terribile: la tratta di esseri umani, le cui vittime sono soprattutto bambini, bambine e adolescenti; lí dove non vanno i turisti europei, terra di cui non si parla nei media peruviani, proprio lí papa Francesco ha voluto iniziare la sua visita in Perú.
Il Papa stava zitto, attento e commosso, in profondo ascolto. Si è fatto umile e piccolo di fronte ai popoli dell’Amazzonia, “povero e docile”, come chiede l’enciclica Evangelii Gaudium (n.187): «Uniti a Dio, ascoltiamo il clamore... in docilitá e povertá per ascoltare il grido dei poveri e soccorrerli».
Ascoltare i canti e le testimonianze di queste popolazioni, contemplare le loro danze cariche di simbologia, é stato per noi come ascoltare un grido, che é stato portato in tutto il mondo grazie a Francesco.
Mi ha colpito molto il modo di ascoltare del Papa: con rispetto, in silenzio, alla pari, consapevole che anche lui é in cammino per comprendere il messaggio dei popoli amazzonici. Si è fermato ad accarezzare una ferita che sanguina. Lo ha fatto con delicatezza e rispetto.
Il suo ascolto genera la speranza di nuovi cammini possibili, che forse si potranno già delineare con l’inaugurazione del Sinodo dell’Amazzonia.