Era il 1994. L’Esercito di resistenza del Signore, capeggiato da Joseph Kony, devastava Gulu. Oltre alla guerra, anche l’aids mieteva tante vittime. Non vi erano ancora terapie efficaci, e i nostri malati morivano rapidamente. Durante un incontro di persone affette dal virus, incontrai Lucy Ajok, una donna minuta e consumata dalla malattia, ma con due occhi splendidi, vivi, luminosi, che irradiavano una fede profonda.
Il marito era già morto e il loro bambino era molto malato. Con una tenerezza incredibile, lo portò in braccio fino alla fine. Quando il piccolo morì, Lucy venne da me: non voleva morire in casa da sola. Benché logorata dalla sofferenza, era ancora una brava ricamatrice e una buona insegnante, due qualità sufficienti per avviare un laboratorio in cui coinvolgere altre donne malate come lei.
Le risposi che ricamare non era un problema, ma vendere i prodotti non sarebbe stato facile, perché non c’era richiesta sul mercato locale. Lei fu irremovibile: non sarebbe andata a casa senza la mia rassicurazione che l’indomani avrebbe cominciato a lavorare.
Non avevo scelta: mi arresi. Così Lucy iniziò, da sola; dopo pochi giorni arrivarono alcune sue amiche, e lei iniziò a insegnare e a coordinare il lavoro, diventando la prima manager della cooperativa che le donne stesse battezzarono Wawoto Kacel.
Al mattino presto arrivava con il boda boda, un taxi-motociclo: quando arrivavano le altre, tutto era già pronto per iniziare il lavoro. Non si doveva perdere tempo. Se arrivava un ordine urgente, Lucy rimaneva fino a tarda ora, perché la commessa doveva essere consegnata con puntualità. Amava la precisione e controllava che ogni prodotto fosse di qualità.
Le donne lavoravano e cantavano; ridevano e si raccontavano le loro storie. Il lavoro divenne per loro terapia, sviluppo di talenti e creatività, riabilitazione sociale e possibilità di guadagnarsi una vita dignitosa. Lucy fu donna di grande fede nella Provvidenza. Per il suo lavoro instancabile fu soprannominata Marta, come la donna di Betania presentata dai Vangeli: anche lei aveva incontrato il Signore.
Nonostante la gravità della malattia, Lucy continuò a vivere e a dare grande impulso alla nascente cooperativa. Nei sette anni della sua presenza vennero sviluppati altri settori: la sartoria, i lavori con perline e con foglia di banano.
Lucy è giunta alla fine della sua vita terrena con grande serenità, consapevole di aver dato vita a tante altre donne. Una presenza luminosa che ha diffuso molto amore.