È il 1998. Stiamo viaggiando da Kapenguria ad Amakuriat su una strada inesistente nella terra semiarida dei Pokot. Il confine fra Kenya e Uganda passa in mezzo a questo popolo di pastori che, nelle zone più remote, custodiscono gelosamente tradizioni ancestrali.
È la mia prima volta fra i Pokot: le scarpate raccontano di un suolo eroso e arido, solcato da una moltitudine di torrenti stagionali. È da un paio d’ore che il fuoristrada arranca, fra pietre e arbusti secchi. È tanto che non piove. Fra i sobbalzi che spaccano la schiena, intravedo dall’auto un gruppo di anziani. Seduti in cerchio, con il loro bastone e i volti rugosi, non si curano de...
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