Martedì, 30 Novembre 2021 20:22

Camminare insieme in profondità

Tutte e tutti abbiamo vissuto il tempo della pandemia e ancora lo stiamo vivendo, e pensiamo ai Paesi dove i vaccini non sono ancora disponibili per tutta la popolazione.
Le conseguenze della pandemia hanno inciso sulle nostre famiglie e comunità, sui popoli e le comunità locali con le quali viviamo, sui nostri corpi e sulle nostre biografie. Per questo ci interroghiamo sul presente e sulla visione di futuro da nutrire.

Ripensare il presente e guardare al futuro
La parola “sinodalità” sta entrando sempre più nel nostro linguaggio ecclesiale, ma non è una parola nuova. La Uisg l’ha assunta come sfida per la prossima Assemblea plenaria condensandola in due parole: “abbracciare” e “vulnerabilità”. Siamo sempre più persuase che il presente e il futuro possiamo abitarlo solo se sognato e realizzato insieme. L’Assemblea è un momento di revisione degli obiettivi della Uisg; pensati nel 1965, sono ancora rilevanti.

La vita religiosa e le nuove generazioni
In alcune parti del mondo dove non ci sono comunità religiose o sono davvero rare, ci sono giovani che non hanno mai incontrato una religiosa ma esprimono una grande sete di spiritualità e di costruzione di senso. Siamo state contattate da donne che si sentono chiamate alla vita religiosa ma non ne hanno riferimenti nel proprio Paese.
Che cosa possiamo rispondere oggi a una giovane che si domanda «chi è una suora?». La vita religiosa è un’avventura con Gesù al centro e i bisogni delle persone come contesto; è un modo organizzato di rispondere a questi bisogni.
Che senso assumono i nostri voti oggi? Sono una scelta individuale e anche un modo di essere comunità. Uno stile di vita sostenibile e compatibile con il Pianeta è vivere i voti in modo comunitario. Il voto di obbedienza, quello forse più difficile per le giovani, è un invito all’ascolto profondo della voce di Dio, che non arriva con visioni ma con segni concreti di cui le altre e gli altri sono portatrici e portatori.

Il cammino sinodale
Il cammino sinodale ci chiede di vivere il nostro voto di obbedienza in modo profondo, e non è facile. Talvolta ci sono tante voci che ci chiamano e distraggono. Quali decisioni dobbiamo prendere nel contesto in cui viviamo e “siamo missione”? E come essere fedeli, ovvero avere fiducia nella decisione che viene presa?
La sinodalità non è nuova per le religiose. Oggi siamo chiamate a viverla con apertura: senza categorizzare tutto, senza mettere etichette e trasformare il mondo in scatole preconfezionate. Siamo invitate ad ascoltare la verità altrui e del cosmo in un cammino in cui ogni persona possa procedere con il proprio passo pur rimanendo connessa agli altri e altre.
Dal cammino sinodale siamo invitate a dialogare con coloro, dentro e fuori la nostra realtà, che portano altre prospettive. Ogni congregazione deve percorrere il proprio cammino sinodale; ogni persona deve farlo domandandosi: «Chi includo e chi escludo nel mio cammino? Perché?».

Fare spazio…
Quando leggiamo un giornale, ci può accadere di emettere subito un giudizio o una valutazione che ci impedisce, qualche volta, di cogliere la verità ivi contenuta. Anche le congregazioni religiose devono ascoltare le tante voci e prospettive che vengono da dentro e da fuori.
È una sfida anche per chi guida il cammino sinodale e chiede un modo nuovo di condurre un istituto. Le leader sono chiamate a creare lo spazio, il contesto, la fiducia e il contenitore spirituale dove ognuna possa dire la sua verità sapendo che sarà accolta. In questo modo la vita religiosa sarà un segno profetico: ci possiamo ascoltare tra persone tanto diverse?
Tradizionalmente, pensiamo all’eucaristia come momento centrale nella vita religiosa, ma ci possono essere modalità di preghiera che esprimono sensibilità e spiritualità diverse. Siamo pronte ad abitare queste difformità?

… alle differenze
Non siamo chiamate a fare tutto uguale e tutto insieme; possiamo accompagnarci reciprocamente nella ricerca della spiritualità che ci nutre e scoprire che ci sono modalità diverse? Per questo livello di accettazione ci vuole una buona maturità umana. Noi siamo molto coinvolte nel progetto Laudato si’ e sentiamo che le due proposte, cammino sinodale e Piattaforma Laudato si’, si completano a vicenda: è come se ci stessero dando un’agenda e una metodologia per un cambiamento sistemico. Ci offrono diverse strade per camminare insieme e rimanere interconnesse. La Laudato si’ tocca tutti gli elementi della vita: umana e cosmica, dal grido dei poveri al grido della Terra.
Entrare nella logica della Laudato si’ e dell’ecologia integrale ci permette di toccare anche la nostra crisi e i nostri gridi, e farlo per tutte e tutti noi, in un processo di dialogo rispettoso che nutra il desiderio di aprirsi al cambiamento.

Sinodalità femminile
La sinodalità non è cosa nuova per la vita religiosa femminile: ne abbiamo esperienza nelle comunità, nelle province e nei capitoli generali. Questi ultimi, in particolare, sono cambiati nel tempo: da luogo di decisioni sono divenuti spazio sacro di discernimento profondo. È uno stile faticoso e rischioso, ma è l’unico che porta vita in abbondanza. Come cristiane e come esseri umani siamo chiamate a questo: curare la vita perché circoli sempre in abbondanza.
Per molte ragioni, nella vita religiosa femminile stiamo sperimentando una vocazione al cambiamento per essere persone migliori e contribuire a un mondo migliore. La sinodalità ci sta portando a essere meno leader di progetti e più parte di un cammino ampio realizzato da tanti soggetti diversi. Come religiose, percorriamo la strada insieme ad altri e altre, ponendoci domande e cercando risposte, senza alcuna pretesa di possedere già la risposta giusta.

Quale visione di futuro per la Uisg?
Sentiamo che la vita religiosa non sarà profetica solo perché farà delle cose, ma perché sarà totalmente sé stessa. Ci sentiamo chiamate ad andare più in profondità. Stiamo facendo tante cose belle e realizziamo tanti progetti importanti, ma l’invito è ad andare più in profondità di chi noi siamo per arricchire ciò che facciamo.
A tal fine la formazione continua personale è fondamentale: ognuna è responsabile della propria formazione per “crescere”. Per il nostro percorso assembleare abbiamo scelto il tema della vulnerabilità: questo tempo ci ha messo in contatto con questa sensazione, come persone e come congregazioni. Tutte sperimentiamo la vulnerabilità anche dentro la vita religiosa: siamo di meno, ci sono richiesti cambiamenti per rispondere a nuovi bisogni, dobbiamo imparare a lasciare progetti a cui abbiamo dato vita e a lavorare insieme nella mutualità.

Formarsi è vita
Anche le leader delle congregazioni dovranno adattarsi a nuovi scenari: alla Uisg promuoviamo iniziative di formazione e confronto tra suore in servizio di autorità per meglio equipaggiarle ad affrontare le nuove sfide. Questo è uno degli obiettivi fondamentali della Uisg.
Anche a noi è chiesto di cambiare approccio: apprendere a camminare come Unione con altri corpi della Chiesa, in stile collaborativo e di mutuo arricchimento; a condividere con umiltà i nostri doni e la nostra spiritualità, soprattutto nelle realtà diocesane e parrocchiali; a camminare con tutti e tutte coloro che, come noi, cercano un senso.
Oggi siamo chiamate a essere meno “maestre” e più “sorelle” per condividere meglio i talenti e imparare reciprocamente. Nella nostra tradizione di Chiesa abbiamo tanti esempi di persone sante; sono quelle che “vivono” ad attrarre, e se, oltre a essere “testimoni” sono anche “maestre”, allora è il massimo.

 

Continua...

Last modified on Martedì, 30 Novembre 2021 20:30

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