Kamala Harris, figlia di padre afro-americano e madre indiana, di fede battista esposta all’induismo, è la prima donna vice-presidente degli Usa.
Classe 1964, ha sofferto presto episodi di discriminazione: da bambina ha la pelle troppo scura per giocare con coetanei e coetanee “bianche”. Questa dolorosa emarginazione non la porta però a ripiegarsi su di sé, bensì la motiva a difendere i diritti… e non soltanto i suoi.
Un programma di “integrazione razziale” le permette di accedere a ottime scuole: si laurea in Legge all'Università della California e diventa avvocato. Nel 1998, come assistente del procuratore distrettuale di San Francisco, guida la divisione criminale, dove si occupa anche di casi di violenza sessuale, e alla fine del 2003 fa storia: prima donna afro-indiana, diventa procuratrice distrettuale di San Francisco e, dal 2012 al 2017, procuratrice generale dello Stato della California. Nel 2015, seconda donna di discendenza afro, siede nel Senato Usa, dove si distingue in difesa dei diritti di donne e migranti: con competenza e determinazione si oppone a Trump su molteplici fronti, in particolare sulla separazione di famiglie immigrate irregolarmente.
La sua brillante carriera non la priva di attenzione alla vita privata. Nel 2014 si sposa con l’ebreo-americano Douglas Emhoff. Ma Kamala va oltre le consuetudini: non assume il cognome del marito e la loro famiglia include il figlio e la figlia delle prime nozze di lui. Nel 2019 Doug sospende la carriera di avvocato per promuovere la candidatura della moglie alle primarie democratiche e il 20 gennaio 2021, alla cerimonia di investitura, la sua ex-moglie è parte della colorita e inclusiva famiglia Harris-Emhoff.
Il discorso della prima vice-presidente Usa è un omaggio alle donne: le altre. Quelle «nere, asiatiche, bianche, ispaniche, nativo americane, che nel corso della storia di questo Paese hanno aperto la strada per questo momento, si sono sacrificate per l’uguaglianza, la libertà e la giustizia. Penso a tutte le donne che hanno lavorato per garantire il diritto di voto. Anche se sono la prima a ricoprire questa carica, non sarò l’ultima. Ogni bambina, ragazza che stasera ci guarda vede che questo è un Paese pieno di possibilità…».
Ma le “altre” sono anche le donne che, con la loro competenza ed esperienza, già costellano l’amministrazione del neo-presidente Biden. Fra loro Deb Haaland , la prima nativa americana del governo Usa: dal dipartimento dell’Interno ha giurisdizione sui territori federali e le risorse naturali. Janet Yellen, già prima presidente della Fed (la “banca federale americana”) è ora incaricata del Tesoro, e l’afro-americana Linda Thomas-Greenfield rappresenta gli Usa all’Onu.
A Kamala e alle altre il nostro augurio di “inclusiva lungimiranza”.
Photo credit: Corriere della Sera