Dal 1980, il 16 ottobre celebra la Giornata mondiale dell’alimentazione.
È un modo di rendere omaggio alla Fao, agenzia Onu istituita il 16 ottobre 1945, e al suo impegno per debellare la piaga della fame nel mondo.
Da notare che “sicurezza alimentare” non equivale a “sovranità alimentare”: produrre grandi quantità di cibo inquinando l’ambiente e inondando il mercato di prodotti standard garantisce forse la “sicurezza” di poter mangiare ma infrange la “sovranità alimentare”, ovvero il diritto dei popoli ad alimenti sani, culturalmente appropriati e prodotti con metodi sostenibili.
Le grandi aziende multinazionali, con i loro tentacoli economici che avvinghiano anche l’Onu, si fanno paladine della “sicurezza alimentare”, peraltro soltanto nel breve, brevissimo termine, perché i disastri ambientali che causano sono ingenti.
Non è solo questione di cibo; è anche questione di biodiversità e di rispetto di sistemi alimentari che i popoli hanno sviluppato valorizzando le risorse dei propri territori.
Per questo è buona notizia che il Goldman environmental prize 2021, ovvero il premio Nobel per l’ambiente, abbia premiato anche l’attivista peruviana Liz Chicaje Churay, presidente di una cooperativa agricola delle comunità indigene del fiume Ampiyacu.
E a proposito di “premi Nobel”, fa pensare quanto Giorgio Parisi, l’italiano premio Nobel per la Fisica 2021, ha detto in Parlamento l’8 ottobre: «Il Pil dei singoli Paesi sta alla base delle decisioni politiche e la missione dei governi sembra essere quella di aumentarlo il più possibile. Obiettivo che però è in profondo contrasto con l'arresto del riscaldamento climatico».
Come sarebbe opportuno parlare di “sovranità alimentare” e non più di “sicurezza alimentare”, Parisi precisa che non si dovrebbe parlare di Pil (prodotto interno lordo) per guidare le scelte politiche, ma di Bes (Benessere equo e sostenibile). Già dal 2009 il Parlamento italiano lo conosce: che impari a usarlo anche per orientare i piani di intervento e le leggi.
«Il Pil esprime la quantità, non la qualità della crescita; se rimarrà al centro dell’attenzione, il nostro futuro sarà triste», precisa Parisi.
E allora il 16 ottobre cominciamo a parlare di “sovranità” e non più di “sicurezza” alimentare: non è solo la quantità di cibo quella che nutre e sostiene.