Natale!
Il presepe, con l'asino e il bue...
Quale tradizione li ha collocati nelle rappresentazioni che dai primi secoli a oggi raffigurano il Natale?
Fervono gli scambi di regali. Gli addobbi natalizi costellano strade, edifici e case.
Si respira un’aria di festa, che accelera il passo verso le tanto attese festività.
E si prepara il presepe. Anzi, i presepi. Molteplici, come quelli “dal mondo” che adornano tante città d’Italia.
Al Museo Africano di Verona una breve sosta a contemplare la varietà dei presepi: alcuni molto originali per forme e materiali, eppure quasi tutti avevano l’asino e il bue.
Da dove originano queste due silenziose presenze?
In effetti i Vangeli dell’infanzia non ne parlano.
Menzionano i pastori, i magi e gli angeli, ma non fanno alcun riferimento all'asino e al bue.
Forse la tradizione popolare ha pensato bene di aggiungerli nella “stalla” o nella “grotta”, per riscaldare il neonatino?
Un amante di storia dell’arte racconta: dal IV secolo la natività era rappresentata nelle catacombe di Roma, scolpita sui sarcofagi.
Con il “Dio-bambino” avvolto in fasce, venivano rappresentati anche l’asino e il bue. Ma il riferimento era al profeta Isaia (1, 2-3): «Dice il Signore: “Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Ogni bue riconosce il suo padrone e ogni asino chi gli dà da mangiare. Invece il mio popolo non comprendere, non mi riconosce come suo Signore”»
Molto prima che Francesco d’Assisi creasse il presepio vivente di Greggio, la presenza del bue e dell’asino rappresentava un appello a “riconoscere” il Signore.
Tradizioni stratificate nei secoli hanno celato quell'appello, così vivo nei primi secoli del cristianesimo.
Forse anche gli addobbi e i regali, parte delle tradizioni, soffocano quell'appello, tanto antico eppure così attuale??
Riconoscere Dio dove non ci si aspetta. Questo è il nostro augurio di Natale...