Questa newsletter è dedicata alle donne, alle mamme e al lavoro.
Nel secondo trimestre 2017 l’Istat offre dati incoraggianti sull’occupazione femminile, che cresce da quattro anni grazie all’aumentato livello di istruzione: «…durante la crisi è stata sostenuta dalle professioni a bassa qualifica, ma negli ultimi quattro anni si contraddistingue per un aumento delle professioni qualificate».
Risulta anche che «la riduzione degli “inattivi” riguarda proprio le donne, soprattutto nel Mezzogiorno».
Ma il rapporto, che a pagina 16 focalizza le tendenze dell’occupazione femminile, evidenzia anche elementi di preoccupazione. Sono connessi alla maternità: Il tasso di occupazione nella fascia di età 25-49 è l’81,1% per le donne che vivono da sole, il 70,8% per quelle che vivono in coppia senza figli, e il 56,4% per le madri.
Inoltre la situazione occupazionale delle donne in Italia «è ancora tra le peggiori dell’Unione Europea: nella media 2016 l’Italia risulta penultima nella graduatoria dei paesi Ue28, con un divario di 13,2 punti rispetto alla media europea, seguita soltanto dalla Grecia».
Se è vero che negli ultimi quarant’anni cambiamenti culturali, aumento del livello di istruzione e crescita del settore economico dei servizi hanno ridotto la differenza di genere del tasso di occupazione, passata per l’età 15-64 da 41,1 punti del secondo trimestre 1977 ai 18,0 punti del secondo trimestre 2017, c’è ancora molta strada da fare.
Il tema della 48ª Settimana Sociale dei cattolici, che si svolge a Cagliari dal 26 al 29 ottobre, è "Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale". Un evento da seguire con interesse, perché, come ci ha detto Alessandra Smerilli, economista e religiosa salesiana: «Serve osare un altro modo di lavorare e di vivere. Occorre prima sognarlo, desiderarlo, e così impegnarsi collettivamente per realizzarlo».
E serve ripensarlo anche per mamme e papà, circa le rispettive responsabilità e gioie familiari.
È vero che: «Il divario a sfavore delle madri rispetto alle donne senza obblighi familiari - come sottolinea l’Istat - si riduce sensibilmente per le donne con un elevato titolo di studio, per le quali il tasso di occupazione è superiore al 70% indipendentemente dal ruolo in famiglia», ma non è sano che in Italia il “lavoro gratuito di cura” gravi ancora in prevalenza sulle donne.