L’uso di combustibili fossili, in particolare carbone, petrolio e gas naturale, come fonti energetiche produce biossido di carbonio (CO2), più comunemente noto come anidride carbonica. Questa, accumulandosi nell’atmosfera, intrappola il calore emesso dalla Terra e ne trattiene una parte.
Il metano (CH4), generato soprattutto dagli allevamenti zootecnici e dall’agricoltura, risulta più climalterante nel breve termine, perché la sua permanenza nell’atmosfera non supera i 25 anni. La CO2, invece, vi rimane per secoli: 1/5 di essa addirittura per migliaia di anni. Per questo è importante ridurre rapidamente le emissioni di anidride carbonica: nell’orizzonte di 100 anni hanno contribuito per l’80% all’innalzamento della temperatura del pianeta, mentre quelle di metano per circa il 10%.
Un effetto da non demonizzare
Nei suoi quattro miliardi di anni, il pianeta Terra ha già cambiato aspetto in modo drastico. Al tempo dei dinosauri, oltre duecento milioni di anni fa, la temperatura della Terra era superiore a quella attuale e la loro estinzione è attribuita a un repentino cambiamento climatico causato dall’impatto di un asteroide.
Nell’ultimo mezzo milione di anni la Terra ha attraversato varie glaciazioni, attribuite all’irregolarità della sua orbita ellittica attorno al sole e a piccole variazioni della sua inclinazione: a diminuzioni e aumenti della distribuzione della radiazione solare ai poli si deve la lentissima altalena di raffreddamenti e riscaldamenti finora rilevati. Ai cambiamenti climatici concorrono una molteplicità di fattori, e alcuni sono ancora poco noti.
Senza l’effetto serra la temperatura della Terra sarebbe prossima a -18 °C e le forme di vita che conosciamo non ci sarebbero. Pertanto, non demonizziamolo: ha reso possibile una temperatura ideale allo sviluppo della nostra esistenza. Inoltre la rivoluzione industriale, con le sue emissioni di CO2, ha ormai scongiurato l’inizio di una nuova glaciazione per molti prossimi millenni.
In conclusione, l’effetto serra di per sé non costituisce un problema, ma se modifichiamo in modo eccessivo la composizione dell’atmosfera immettendovi gas che lo accentuano oltre misura, la temperatura del pianeta Terra aumenta. L’equilibrio raggiunto negli ultimi millenni si altera in modo drastico e si innescano incontrollabili eventi a catena.
Inerzia…
Dalla fine dell’Ottocento, per le emissioni generate dalla rivoluzione industriale e dal crescente fabbisogno energetico umano, la temperatura globale è aumentata di circa 1 °C. In Italia l’aumento registrato è stato doppio e nell’Artico addirittura triplo rispetto a quello medio. La climatologia cerca di spiegare questi fenomeni, perché il clima del pianeta è molto complesso e i flussi di energia sono distribuiti in modo irregolare: ne deriva che le ondate di calore investono zone diverse in modo diseguale.
Considerando pari a 100 l’eccesso di energia trattenuto dall’aumentato effetto serra, il 93% scalda il mare, il 3% è assorbito dalle terre emerse, il 3% scioglie i ghiacci e appena l’1% rimane nell’atmosfera. Per questo una lieve oscillazione di temperatura degli oceani determina alterazioni molto consistenti.
... eventi a catena…
Il bianco della calotta polare riflette la luce del sole e ne riduce l’assorbimento, ma quando il ghiaccio si scioglie per l’aumento di temperatura degli oceani, l’acqua che lo sostituisce non riflette più le radiazioni luminose: assorbendo più energia solare amplifica ulteriormente il riscaldamento dei poli.
Similmente, quando i ghiacciai alpini si sciolgono per l’aumento della temperatura, le terre esposte assorbono quei raggi solari che il ghiaccio rifletteva: ne consegue un marcato riscaldamento, che produce un ulteriore scioglimento del ghiaccio. Per queste dinamiche l’aumento di temperatura incide maggiormente ai poli e in alta montagna.
Sarebbe da scongiurare lo scioglimento del permafrost, ovvero dello strato di ghiaccio della tundra siberiana che contiene grandi quantità di metano. Se dovesse liberare il gas che vi è rimasto intrappolato per milioni di anni, la temperatura globale aumenterebbe in modo repentino.
Nell’ultima glaciazione, 20.000 anni fa, il livello del mare era 80 metri al di sotto di quello attuale, ma quando le calotte di ghiaccio si scioglieranno e il livello del mare si innalzerà, le isole, le zone costiere e le pianure cambieranno decisamente fisionomia.
… e lungimiranza
Il Rapporto speciale del’Ipcc, pubblicato nell’ottobre 2018 alla vigilia di Cop24, sottolinea l’importanza di non aumentare la temperatura oltre 1,5 °C. La grande inerzia del sistema climatico non permette di invertire la tendenza nel breve termine, ma gli sforzi in atto mirano a limitare l’aumento di temperatura nel lungo termine. È necessario scongiurare il raggiungimento del punto di non ritorno, oltre il quale le alterazioni ambientali diventano irreversibili.
In realtà di “punti di non ritorno” non ce n’è uno solo: per alcuni ambiti quel punto è già stato oltrepassato, come per la distruzione delle barriere coralline determinata dall’acidificazione degli oceani, che assorbono l’eccesso di CO2, e lo scioglimento dei ghiacci alpini causato dal graduale aumento della temperatura terrestre. Quando i ghiacci delle calotte polari iniziano a sciogliersi, continuano a farlo per secoli. E il livello del mare può alzarsi di 4-5 metri, innescando la migrazione forzata di centinaia di milioni di persone.
Lo scenario è fosco, ma non inevitabile: ciò che avverrà dipende in grande parte da quello che facciamo oggi. Possiamo ancora evitare riscaldamenti eccessivi che per decine di millenni condizioneranno l’esistenza di future generazioni.
Clima, non meteo
I picchi di freddo di -50 °C che lo scorso inverno hanno congelato la costa orientale Usa, o quelli meno drastici che nei mesi scorsi hanno innevato il meridione d’Italia non contraddicono un dato di fatto: misurazioni di lungo periodo confermano che la temperatura media globale è in aumento.
Il clima non coincide con un evento meteorologico, perché i flussi di energia si distribuiscono sul pianeta in modo complesso. Pertanto i ripetuti tweet di Donald Trump volti a sconfessare il riscaldamento della Terra adducendo a pretesto il gelo che ha paralizzato New York esprimono semplicemente ignoranza: un evento meteorologico occasionale non costituisce parametro di riferimento per definire l’evoluzione climatica.