Giovedì, 26 Agosto 2021 18:03

Finanza: “sostenibile” o “etica”?

Negli ultimi dieci anni le banche etiche sono cresciute, in proporzione, molto di più del sistema bancario europeo nel suo complesso, e anche le banche cooperative si sono collocate a un livello di crescita intermedia superiore a quella del sistema bancario. La scelta dei clienti delle banche, ovvero di coloro che offrono risorse e di coloro che le chiedono, tiene sempre più conto degli obiettivi di sostenibilità indicati dall’Unione Europea, ma non mancano insidie normative e terminologiche da chiarire. Una recente pubblicazione di Fondazione Finanza Etica le rivela

Un’analisi dei ricercatori di Fondazione Finanza Etica evidenzia che dal 2009 al 2019 le banche etiche hanno incentivato soprattutto le loro attività di prestito e deposito, aumentate in media rispettivamente del 10,16% e del 10,84% l’anno. Il Quarto Rapporto sulla finanza etica e sostenibile in Europa pubblicato a giugno da Fondazione Finanza Etica ha analizzato l’attività delle 4.500 banche operanti nell’area euro: da esso emerge che le banche etiche europee mettono il credito sempre più al centro della propria attività. Nel 2019 il 76,44% del totale dei loro attivi ha riguardato l’erogazione di credito a famiglie e imprese, e durante la pandemia sono riuscite comunque a sostenere l’economia sociale e solidale.
Anche per le banche cooperative l’attività di credito risulta consistente e rappresenta quasi il 60% delle attività totali, mentre le banche tradizionali hanno privilegiato gli investimenti finanziari, la vendita di titoli e l’acquisto di quote di società: per loro l’attività creditizia corrisponde appena al 38,7%.

Occhio alle regole
Il “Piano d’Azione sulla Finanza Sostenibile” della Commissione Europea, pubblicato nel 2018, è lo strumento normativo che dovrebbe rendere la finanza europea più sostenibile, trasparente, inclusiva ed eco-compatibile per contrastare efficacemente i cambiamenti climatici. Il 10 marzo 2021 è entrato in vigore il regolamento Ue 2019/2088 sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari (Sustainable Finance Disclosure Regulation – Sfdr), un primo passo importante nell’attuazione del piano d’azione. Il quadro normativo è comunque in continuo divenire e manca ancora un accordo su quali settori produttivi considerare davvero “sostenibili”. La decisione è stata rinviata a dopo l’estate 2021, principalmente a causa di forti dissensi di alcuni Stati membri sull’inclusione del gas naturale e dell’energia nucleare.

“Sostenibile” è di moda
I fondi d’investimento sostenibili che selezionano i titoli su cui investire secondo criteri ambientali, sociali e di governance (Esg) esistono da almeno 20 anni, ma sono sempre stati di nicchia. Nel 2020, in Italia rappresentavano circa il 3,3% del totale investito.
I fondi etici si distinguono da quelli sostenibili perché escludono a priori investimenti in settori particolarmente controversi come fonti fossili, armamenti, coltivazioni intensive, e selezionano le aziende e gli Stati su cui investire in base a una rigorosa analisi degli impatti sociali e ambientali.
Con la pubblicazione del “Piano d’Azione sulla Finanza Sostenibile” dell’Ue sembra che un’amplissima quota di nuovi fondi di investimento possa definirsi sostenibile e, secondo la società internazionale indipendente Morningstar, sarebbero proprio le nuove regole varate dalla Ue a far quasi raddoppiare le dimensioni del mercato dei fondi che si definiscono sostenibili.
Il Rapporto di Fondazione Finanza Etica rivela che alcune tra le principali Società di gestione del risparmio (Sgr) con sede in Italia e Spagna sarebbero corse a dichiarare “sostenibili” o “parzialmente sostenibili” dal 20% al 50% dei propri fondi. La percentuale è considerevole e da ascrivere principalmente a una strategia di mercato: l’etichetta “sostenibilità” attira nuovi clienti.

Balletto di cifre
Secondo l’European Funds and Asset Management Association, l’associazione europea dei gestori di patrimoni, a fine 2020 il denaro affidato alle Sgr ammonterebbe in Europa a circa 25.000 miliardi di euro, mentre l’analisi basata su dati di Morningstar parla di circa 34.000. Il peso dei fondi sostenibili sul totale dei fondi gestiti in Europa, in termini di patrimonio, sarebbe stato, per Morningstar, pari a 1.332 miliardi di euro (4-5% dei fondi gestiti) e aumentato a circa 2.500 miliardi di euro (7-10%) secondo i “nuovi criteri di sostenibilità” dei servizi finanziari contenuti nell’Sfdr dell’Unione Europea. Cambiando le regole, i fondi “sostenibili” sarebbero quasi raddoppiati!


“Verdi” con fonti fossili
Il Rapporto di Fondazione Finanza Etica analizza in particolare i fondi delle prime tre società di gestione del risparmio italiane (Generali, Gruppo Intesa Sanpaolo e Amundi): con riferimento ai dati al 31 dicembre 2020, anche tra i fondi proposti come totalmente o parzialmente rispettosi dei criteri Esg appaiono società petrolifere e produttrici di armi. Tale assurdità è confermata anche da una recente inchiesta dell’Economist: dei 20 maggiori fondi venduti come Esg del mondo, in media ciascuno detiene investimenti in 17 aziende che producono combustibili fossili, a partire dalle multinazionali Exxon Mobil e Saudi Aramco.

 

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Last modified on Giovedì, 26 Agosto 2021 18:15

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