Carenza di combustibile, blocco delle esportazioni e fame di energia: sono queste le ragioni principali per cui il prezzo di luce e gas è schizzato alle stelle e per le quali ci vediamo costretti a ridimensionare le nostre economie di vita.
In alcuni paesi le conseguenze degli aumenti si stanno già facendo sentire: in Inghilterra sono milioni i piccoli commercianti che hanno chiuso le loro attività; il Kazakistan ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale dopo le rivolte violente della popolazione; e l'Indonesia, uno dei più grandi esportatori di carbone al mondo, ha bloccato l’esportazione di combustibile. Il dibattito per gas e nucleare è più acceso che mai: l’Ue vorrebbe classificarle come energie “pulite” quando, solo qualche mese fa, da G20 e Cop26 ci promettevano di operare a favore dell'ambiente.
I Paesi dell’Ue sono divisi: Francia e Finlandia sono favorevoli; mentre altri, cappeggiati dall'Austria, minacciano un ricorso alla Corte di Giustizia dell'Unione europea. L'Italia è pro, seppure con una buona percentuale di opposizioni al suo interno.
Era il 1987 quando il popolo italiano disse “no” al nucleare con il primo referendum sul tema. I quattro siti principali e gli impianti correlati furono chiusi entro il 1990, ma che fine hanno fatto i rifiuti radioattivi che fino ad allora erano stati prodotti?
Nel 1999 fu costituita la società statale di Sogin per individuare un sito in cui stoccare i materiali residui. L'operazione doveva finire nel 2019 e costare 3,7 miliardi di euro a carico dei contribuenti. Nel corso degli anni la scadenza continua a slittare e il costo a salire (7,9 miliardi). Oggi a che punto siamo?
Il report di Legambiente di marzo 2021 ci ricorda che in Italia sono ancora presenti circa 31mila metri cubi di rifiuti radioattivi. I documenti relativi allo stato di avanzamento dei lavori mostrano che nel primo trimestre del 2021 le attività eseguite sono state 6 volte inferiori a quelle del periodo precedente. Nonostante questo, i contribuenti continuano a pagare.
Sono molti i cittadini e le cittadine che non rimangono in silenzio di fronte a questa situazione. Già dopo Chernobyl, in molti iniziano a nutrire i primi timori riguardo i concetti di sviluppo e tecnologia, e ciò accade soprattutto all'interno del movimento delle donne. La filosofa Elena Gagliasso e la fisica Elisabetta Donini sono tra le prime ad interrogarsi sulla “coscienza del limite” in relazione allo sviluppo delle tecnologie e al benessere del pianeta.
Ad oggi esiste un gruppo all'interno dell'Associazione Donne e Scienza chiamato “Genere e ambiente”, il cui obiettivo è quello di approfondire le varie dimensioni di genere nelle tematiche ambiente e salute. Nel 2019 l'associazione ha partecipato al progetto GRECO, che coinvolgeva cittadini e cittadine nello sviluppo di nuove soluzioni per la ricerca sul fotovoltaico. Grazie a loro, oggi esiste la Generation Solar App, un'applicazione che permette, tra le altre cose, lo scambio di dati tra coloro che possiedono istallazioni fotovoltaiche e consente inoltre di dare in pasto i dati a modelli che analizzano l'efficienza energetica con lo scopo di aumentare l'accettazione dell'energia solare tra gli utenti e le loro rispettive comunità. E aiutare chi fa ricerca ad aumentare la propria conoscenza sul fotovoltaico.
È questa la tecnologia che ci piace. Vogliamo progredire, ma ci auguriamo di farlo nel rispetto della nostra salute e del benessere della nostra casa comune.