La Giornata mondiale delle api, che ogni anno si celebra il 20 maggio, è trascorsa facendo poco rumore, quasi privata del motivo per cui è stata istituita: quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'indiscussa importanza di questi insetti.
«Si stima che più di centomila varietà di piante scomparirebbero se le api non le visitassero», scriveva Maurice Maeterlinck, poeta e scrittore belga, premio Nobel per la Letteratura nel 1911. Il suo libro, La vita delle api, è stato pubblicato per la prima volta nel 1901, un dato che ci permette di capire la lungimiranza dell'autore sul tema della biodiversità.
Il World Bee Day ha dato il via alla Settimana della natura, cinque giorni interamente dedicati al tema ambiente: aree protette, biodiversità, tartarughe e parchi sono al centro di queste giornate, che hanno lo scopo di «accendere i riflettori sul nostro inestimabile patrimonio, da tutelare e valorizzare», spiega il ministero della Transizione ecologica.
L'azione di impollinazione (di api e non solo) permette lo sviluppo di una gran varietà di piante, garantendo l'equilibrio degli ecosistemi e la biodiversità, la stessa che invece minacciano le agricolture intensive e l'uso di fertilizzanti chimici. Questi ultimi sono responsabili sia dell'inquinamento degli alimenti ma anche e soprattutto di quello ambientale.
Uno dei fertilizzanti chimici più diffusi in agricolutra è il nitrato di ammonio, un composto chimico – nonché componente attivo del cosiddetto “ghiaccio istantaneo” – che sembra essere la principale causa dell'esplosione avvenuta a Beirut nell'agosto del 2020, nella quale morirono più di 200 persone. L'ampia quantità di azoto in esso contenuto permette alle piante di crescere velocemente, forti e rigogliose. Il risvolto della medaglia è la sua forte carica esplosiva: ancora oggi, dopo quasi due anni, al porto della capitale libanese giace una montagna di macerie che rende l'aria difficile da respirare.
A documentare quanto accade nel mondo ci pensa la politologa e naturalista Valeria Barbi, che ha deciso di intraprendere un viaggio nell'Amrica del Sud della durata di 13 mesi per documentare la crisi ecologica e la perdita di biodiversità. La spedizione Wane, We are nature expedition, sarà un vero e proprio reportage giornalistico che non solo racconterà la crisi ecologica, ma cercherà di ricostruire il rapporto tra esseri umani e natura, tra natura e sopravvivenza.
Per preservare l'integrità della nostra casa comune, tutti noi possiamo dare un contributo: partecipare consapevolmente alla Settimana della natura è la nostra opportunità per ripensare alla vita.