86 delegate, provenienti da 48 Paesi, sono convenute a Roma per valutare i passi compiuti e programmare quelli da compiere. Un lavoro silenzioso, che in 10 anni ha liberato quasi 100.000 persone dalla tratta.
Grazie a 52 reti nazionali che operano in 92 Paesi dei 5 continenti, la rete internazionale cerca di raggiungere oltre 40 milioni di persone, per il 70% donne e bambini, ridotte in stato di schiavitù.
Il Report 2009-2019, pubblicato in occasione dell’evento dalla Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana, indica che nel 2018 Talitha Kum ha aiutato oltre 15.500 “sopravvissute” e coinvolto circa 235.000 persone nelle attività di prevenzione. Numeri in crescita rispetto al passato, che rivelano lo sviluppo di reti nazionali ben radicate sul territorio e coordinate a livello globale per contrastare con più efficacia un traffico di persone che non conosce confini.
Nel futuro prossimo, nonostante la sfida di sostenere la rete con adeguate risorse umane ed economiche, sono in programma tre nuove aperture: in Mozambico, Tanzania e Taiwan.
L’assemblea generale ha vissuto sessioni di studio e approfondimento aperte al pubblico e anche la premiazione di dieci religiose che, fin dalla nascita della rete, si sono distinte per particolare impegno ispirando la crescita internazionale di Talitha Kum: Patricia Ebegbulem (Nigeria), Agnes Kanlaya Trisopa (Thailandia), Jyoti Pinto (India), Eugenia Bonetti (Italia), María Isabel Chávez Figueroa (Perù), Nicole Rivard (Canada), Ann Scholz (Usa), Louise Cleary (Australia), Bernadette Sangma (India) ed Estrella Castalone (Filippine).
Emozionante il fraterno incontro con papa Francesco, che ha lodato la capacità delle religiose di lavorare insieme: «È un esempio per tutta la Chiesa, anche per noi: uomini, preti, vescovi... Andate avanti così!».