Se la Uisg fosse un quadro, le pennellate sarebbero di tanti colori e sfumature, ma quelle più marcate sarebbero l’internazionalità, la collaborazione, la ricchezza delle differenze e l’intercongregazionalità. Quest’ultimo termine non è ancora entrato nel vocabolario corrente, ma per la Uisg è come il sangue che ossigena: ne plasma l’identità.
Insieme, la visione diventa realtà
La missione intercongregazionale implica che «una visione può diventare realtà solo insieme», come spiega la maltese Carmen Sammut, missionaria di Nostra Signora d’Africa (“suore bianche”). Ha presieduto la Uisg per sei anni, fino al maggio 2019, e la conosce bene dal di dentro: «La Uisg ha una lunga tradizione intercongregazionale: penso all’Istituto Pontificio Regina Mundi, che dal 1954 al 2006 ha costituito un grande sforzo accademico a servizio delle religiose. Durante il mio primo mandato (2013-16) il consiglio era composto da donne che amavano sognare. Quando il 3 ottobre 2013 abbiamo sentito della tragedia di Lampedusa, con la morte di tante persone, abbiamo subito deciso di fare qualcosa. Abbiamo lanciato un appello alle congregazioni affinché inviassero delle volontarie. Con sorpresa, in breve tempo abbiamo ricevuto 10 sorelle pronte a partire per aprire una comunità in Sicilia. Era il doppio di ciò che avevamo “sognato”».
Dall’inizio, a fasi alterne
L’irlandese Patricia Murray, dell’Istituto della Beata Vergine Maria, più noto come “suore di Loreto”, è l’attuale segretaria esecutiva. Ha una grande esperienza nella gestione di progetti internazionali intercongregazionali e ricorda che la Uisg ha espresso da sempre la sua intercongregazionalità, alternando momenti più fluidi ad altri più inceppati. Anche la collaborazione con la Usg, l’Unione dei superiori generali, è stata generativa fin dall’inizio: ha dato vita a commissioni miste, di religiose e religiosi, che si dedicavano a tematiche specifiche, come educazione, dialogo interreligioso, salute, giustizia, pace e integrità del creato. «Al mio arrivo, nel 2014, ciò che mi ha colpito di più è lo stimolo esercitato dalle Plenarie triennali, dove le superiore si incontravano per definire le linee guida per il triennio successivo. Anche l’idea delle Commissioni congiunte è emersa da uno di questi incontri». Lo stesso dicasi per altri progetti intercongregazionali.
Ascolto profondo e risposta creativa
I progetti intercongregazionali avviati dalla Uisg sono sempre stati frutto di un ascolto profondo delle esigenze dei suoi membri e delle realtà mondiali: «Nel 2015 – precisa suor Carmen Sammut − abbiamo avviato il Consiglio di consulenza canonica: un gruppo di religiose canoniste provenienti dai diversi continenti che lavorano al servizio della vita religiosa. Non posso dimenticare la vitalità del primo seminario internazionale di canoniste, con 40 partecipanti da diversi Paesi e la loro gioia per la possibilità di incontrarsi. Come loro stesse hanno confermato, il diritto canonico è un settore ritenuto appannaggio dei soli maschi, ma la Uisg le ha sostenute perché la loro voce fosse ascoltata di più». Particolarmente emozionante è l’inizio del progetto Solidarity with South Sudan, avviato nel 2005 da Uisg e Usg in risposta all’appello dei vescovi del Sud Sudan.
Talitha Kum, la rete internazionale delle religiose contro la tratta, scaturisce dall’ascolto di suor Lea Ackermann di Solwodi, che nel 1998 denunciava alla Uisg la complessità e la drammaticità della tratta di esseri umani nel mondo: inizia la formazione di reti territoriali che dal 2009 operano nel coordinamento mondiale Talitha Kum. «Le congregazioni hanno imparato che da sole non hanno grandi capacità − sostiene suor Carmen −, ma insieme possono veramente fare la differenza, anche a livello mondiale. Sappiamo che seguire Cristo e il suo Vangelo significa prenderci cura di coloro che soffrono e agire contro ingiustizie, guerre e violenze».
Con sguardo più ampio
La spagnola Josune Arregui, suora della Carità di Vedruna, è stata segretaria esecutiva della Uisg dal 2010 al 2014: «Tutto ciò che si fa è intercongregazionalità: da essa le singole congregazioni traggono fedeltà al loro modo esprimere il Vangelo. Da anni alcune congregazioni sono sempre più piccole, ma penso che la vita religiosa esisterà sempre nella Chiesa; l’intercongregazionalità è l’esperienza dell’oggi che proietta verso il futuro. Dove essa funziona, la debolezza diminuisce».
Tutte le religiose intervistate concordano nel riconoscere un’evoluzione nelle richieste “dal dentro verso il fuori”: all’inizio si chiede formazione, soprattutto per le suore giovani; poi nascono le commissioni miste per condividere sfide comuni; infine si “sognano” e si realizzano missioni intercongregazionali a servizio altrui e in cui nessuna singola congregazione è protagonista.
«La Uisg ha una infrastruttura internazionale e può aiutare a dare risposte globali a sfide globali».
Sfide, dentro e fuori
«Quando la Uisg assume in toto la teologia del Concilio Vaticano II − ricorda suor Josune −, alcune congregazioni scelgono di non far parte dell’Unione: c’è sempre stata grande libertà di aderire o meno al nostro invito “intercongregazionale”. Durante il mio mandato, una delle sfide maggiori è stata la collaborazione con alcuni uffici della Curia vaticana, in particolare con il dicastero per la Vita consacrata, che a mio avviso non valorizzava la vita religiosa; ma molto dipende dal cardinale incaricato del dicastero. È stato il tempo in cui la Conferenza delle superiore negli Stati Uniti (Lcwr) era commissariata: un momento di grande sofferenza per tutte, in cui la Uisg ha appoggiato la posizione delle suore americane e le ha sostenute in tutto il percorso».
In dialogo con la Chiesa
«La Uisg facilita la relazione della vita religiosa con la Chiesa cattolica: è un’interlocutrice importante, perché i vescovi e le varie organizzazioni ecclesiali non possono interagire con le singole congregazioni − continua suor Josune −. La Uisg è nata proprio su richiesta dei vescovi, che volevano un’entità unica con cui dialogare. Le religiose riconoscono alla Uisg di essere l’organismo che le rappresenta nel dialogo permanente con la Chiesa».
La Uisg orienta la missione delle congregazioni aderenti: «Dopo ogni plenaria − ricorda suor Josune −, la superiora generale organizzava incontri con le religiose del proprio istituto per condividere quanto aveva vissuto durante l’assemblea».