L’attuale Repubblica democratica del Congo possiede immense riserve naturali, che sono anche la sua rovina.
Saccheggiata dalla brutale colonizzazione del re belga Leopoldo II, è rimasta un Paese devastato anche dopo l’indipendenza del 30 giugno 1960. La violenza è dilagata a intermittenza fin dal successivo 4 luglio e nel 1964 ha travolto anche le Pie Madri della Nigrizia, presenti nella regione nord-orientale dal 28 febbraio 1952.
Il loro servizio nella sanità e nell’educazione comprende le visite nei villaggi, ma viene bruscamente interrotto dalla rivoluzione dei Simba, che trucida 90 missionari e un numero ben maggiore di congolesi. Dopo mesi di vessazioni e minacce, le Comboniane vengono liberate e riportate in Italia alla fine di dicembre.
Faranno ritorno nel Paese, nel frattempo rinominato Zaire, nel luglio del 1969. Nel 1977, scontri localizzati devastano di nuovo la regione del Katanga, ma il Paese precipiterà nel caos nel 1996, quando sarà invaso da truppe ruandesi e ugandesi. Dal 2001, la pace garantita dal governo di Joseph Kabila è solo apparente, e nel Kivu non c’è mai stata, perché proprio lì si trova l’80% delle riserve mondiali di coltan, ingrediente indispensabile per l’industria aerospaziale ed elettronica, per cellulari, tablet, computer e batterie.
Nel Nord Kivu questo minerale si trova in superficie e può essere estratto asportando lo strato superficiale di terra. Per accedere al minerale interi villaggi sono stati rasi al suolo da gruppi armati che non si fanno scrupoli a uccidere intere famiglie, “reclutando” i bambini per addestrarli come soldati per farli lavorare nelle miniere con orari estenuanti: i più piccoli possono estrarre il minerale entrando agevolmente nei cunicoli, che, durante le piogge, cedono con facilità trasformandosi in trappole mortali.
Le bambine sono generalmente sfruttate nei bordelli delle baraccopoli minerarie.
Per i signori della guerra è facile trarre benefici dal traffico del coltan: occupano un territorio, costringono giovani, donne e bambini a estrarlo a basso costo con attrezzi rudimentali e a trasportarlo nella foresta fino alle piste dove aerei leggeri lo esportano a Kigali e Kampala, da dove raggiunge i mercati internazionali.
Vivere nelle zone rurali del Nord Kivu è molto pericoloso. Per questo la gente, soprattutto donne e bambini, cerca rifugio nelle città.
Nell’ultimo ventennio, oltre 6 milioni di persone risultano uccise, stuprate o rese profughe da milizie ribelli e truppe governative.