«Aqui è Portugal!» (Questo è Portogallo!) era il ritornello dell’alzabandiera che ogni mattina scandiva l’inizio delle lezioni nelle scuole governative. Nel 1954, quando vi sbarcano quattro Pie Madri della Nigrizia, il Mozambico è una provincia portoghese d’oltremare.
Sono dirette a Mossuril, zona musulmana del distretto di Nampula, ma sono ben accolte e si sentono subito a casa. Nelle scuole superiori la presenza mozambicana è pressoché inesistente.
Per questo le missioni costruiscono scuole, e così fanno anche le Comboniane. Emilia Felini scrive: «Quando la gente makua vide le proprie figlie finire la scuola, diventare maestre nella scuola della missione, e guadagnare uno stipendio, capì meglio l’importanza dello studio».
L’emarginazione e lo sfruttamento generano un crescente malcontento. Il 25 gennaio 1962 si organizza il Fronte di Liberazione del Mozambico (Frelimo), che due anni dopo comincerà la lotta armata per l’indipendenza.
L’evoluzione del conflitto è segnata dal colpo di Stato del 1974 in Portogallo: il nuovo governo negozia la pace con il movimento indipendentista, inducendo quasi 250.000 coloni portoghesi a tornare in patria.
Il 25 giugno 1975 il Mozambico diventa repubblica indipendente a partito unico. Ne è presidente Samora Machel. Subito il governo comincia a nazionalizzare tutte le istituzioni private, incluse le strutture delle missioni: case, scuole, ospedali. Ogni attività religiosa è vietata e molte congregazioni lasciano il Paese; le Comboniane però continuano a lavorare nelle scuole e negli ospedali governativi: un modo di rimanere accanto alla gente.
Nel 1976 le forze di opposizione, sostenute dalla Rhodesia, costituiscono la Resistenza Nazionale del Mozambico (Renamo): inizia una lunga guerra civile che causerà più di un milione di morti e si risolverà nel 1992 con il Trattato di Roma, mediato dalla Comunità di Sant’Egidio. Per “accogliere la pace” dopo 16 anni di guerra, alcune Comboniane preparano mediatori sociali e animatori di riconciliazione, consolidando le piccole comunità cristiane.
Il Paese riprende vita e inizia a svilupparsi economicamente grazie alle sue abbondanti risorse naturali. Aziende e governi di Brasile, Cina e Unione Europea competono per ricevere in concessione miniere, foreste e terre fertili, sottraendole alla popolazione locale. Cresce la povertà, e anche la migrazione dalle zone rurali alle periferie urbane e verso il confinante Sudafrica.
La situazione degenera nuovamente a partire dal 2013, con crescenti tensioni tra Frelimo e Renamo, ma precipita nel 2017, quando le regioni del nord diventano preda delle milizie giovanili di Ahlu-Sunna Wa-Jama, sezione di musulmani fondamentalisti che da allora seminano il terrore nella provincia di Cabo Delgado.