"Il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel possedere altri occhi, vedere l’universo attraverso gli occhi di un altro, di centinaia d’altri: di osservare il centinaio di universi che ciascuno di loro osserva, che ciascuno di loro è". Per introdurre il tema della costruzione di una scuola inclusiva, prendo in prestito questo lucido e magnifico pensiero dello scrittore Marcel Proust (1871-1922), in quanto il "viaggio" può rappresentare una metafora efficace per immaginare una scuola di larghe vedute che accompagna i bambini, sin dalla prima infanzia, lungo il suo percorso di crescita e scoperta del mondo in un'ottica di continuità educativa.
I Servizi educativi per l’infanzia (0-6 anni) partecipano a pieno titolo alla formazione dei cittadini, i quali dovrebbero essere in grado di vivere, studiare o lavorare in una società sempre più multietnica, multiculturale e multilingue. L'educazione plurilingue e interculturale è uno degli obiettivi del Consiglio Europeo. La costruzione di spazi educativi di ampie vedute non è però né scontata né semplice. La vera sfida non è solo quella di accettare e cogliere le differenze presenti all'interno dei servizi educativi, ma quella di creare, nella diversità, un ambiente di apprendimento significativo per tutti. La presenza di bambini con cittadinanza non italiana si conferma come la "normalità" e quindi non si possono più prevedere misure di tipo eccezionale per includere i bambini e le loro famiglie di origine straniera.
Per cercare di offrire luoghi educativi, aperti e inclusivi, è necessario comprendere e riconoscere nei bambini e nelle loro famiglie una molteplicità di saperi per co-costruire un patrimonio comune che si arricchisce, tra le altre cose, dei vissuti, delle esperienze, delle conoscenze e delle competenze dei diversi attori in gioco.
Co-progettare i laboratori per i bambini
L'alleanza scuola-famiglia contribuisce al benessere dei bambini e a dare spessore e qualità alla progettazione e alle pratiche educative di ciascun servizio. Ho raccolto in questi ultimi 15 anni la documentazione di molte esperienze realizzate sul campo in diversi territori italiani. Materiali e strumenti che sono stati ripresi e raccontati in una guida operativa: "Scuola-famiglie all’incrocio fra le culture. Guida operativa per progetti interculturali con il coinvolgimento delle famiglie nei Servizi Educativi (0-6 anni)". Questo libro, scritto con la collaborazione di Silvia Iaccarino, raccoglie proposte su come favorire la creazione di un ambiente educativo inclusivo, sensibile alle diverse culture e ai diversi saperi presenti oggi nei servizi educativi.
Proprio perché i servizi educativi non possono avviare un processo di trasformazione senza interpellare le famiglie che ne fanno parte, è fondamentale il loro coinvolgimento attivo, ma come fare? Le esperienze mostrano l'importanza di intervallare momenti formali a quelli ludici e ricreativi perché stare insieme in maniera piacevole - e perché no, ridendo e divertendosi - cementa le relazioni e facilita l’incontro. E’ il caso, ad esempio, dei laboratori di co-progettazione con le famiglie, intesi come attività propedeutica alla progettazione dei laboratori ludico-educativi con i bambini. Il primo scopo della co-progettazione con le famiglie è quello di stimolare la conoscenza ed il confronto fra i genitori e gli educatori: la metodologia privilegiata per raggiungere questo obiettivo è quella ludico-esperienziale. Vengono quindi proposte ai genitori una serie di attività di presentazione e scambio, in cui liberamente essi possono conoscere e far conoscere caratteristiche personali, interessi, vissuti, saperi, idee, valori e scoprire somiglianze e differenze culturali esistenti nel gruppo.
A partire da quanto emerso nel primo incontro, si valorizzano le diverse competenze, tradizioni e storie delle famiglie in funzione dell’attività da fare con i bambini. Quindi, le competenze e le caratteristiche che i genitori desiderano portare (la propria lingua d’origine, le capacità culinarie o sportive, il proprio lavoro o hobby, le doti artistiche o manuali) vengono accolte dal gruppo di co-progettazione che, sotto la regia degli operatori, ragiona su come trasformarle in attività educative per i bambini e sulle modalità per coordinarle in un percorso collettivo.
Parallelamente agli incontri di co-progettazione tra operatori e famiglie e su invito degli educatori, i genitori vengono stimolati a trovarsi tra loro, organizzandosi in autonomia, eventualmente anche in spazi messi appositamente a disposizione dal Servizio, per iniziare a preparare proposte, storie, materiali, e quant’altro per lo svolgimento dei laboratori. In questo modo, il ruolo attivo dei genitori viene ulteriormente sottolineato e la responsabilizzazione che ne consegue evidenzia una volta di più le loro competenze, capacità, possibilità di collaborare.
Questi incontri danno l’opportunità alle famiglie di conoscersi e di darsi supporto reciproco. Oggi le famiglie sono spesso sole ed isolate. Fare rete in modo ludico e divertente, finalizzando il ritrovarsi al "fare qualcosa per i propri bambini" è una valida strategia per ricucire un tessuto sociale purtroppo, spesso, debole e frammentato e l’esperienza di questi anni ne ha dimostrato l’efficacia.
Il burattino che parla tante lingue
L’attenzione alle lingue e ai linguaggi dei bambini è un’altra modalità per costruire servizi educativi aperti alla pluralità e più inclusivi. Una proposta che ho sperimentato in tante scuole riguarda l’uso del “burattino poliglotta” ("Il burattino poliglotta. Un approccio innovativo per l'apprendimento delle lingue seconde e straniere", con Mariano Dolci). Al burattino viene dato l'appellativo di "poliglotta" perché, per sua stessa natura, il burattino conosce linguaggi universali e trasversali a tutte le culture e alle differenti lingue. Per questo, lo si può utilizzare nel processo di insegnamento-apprendimento delle lingue stesse in vari contesti, con gruppi piccoli, numerosi, omogenei, eterogenei, internazionali, plurilingui. Inoltre, il burattino (per le sue caratteristiche) fa parte dell'ambiente naturale di gioco dei bambini e permette di creare un contesto stimolante e arricchente, di raccontare temi collegati agli interessi dei bambini, alle loro storie familiari, ai fatti e alle emozioni.
Un esempio di come favorire l'apprendimento di una seconda lingua e, in particolare, come prevenire possibili errori e malintesi, come succede con i "falsi amici" tra due lingue. In questo caso possiamo proporre una improvvisazione con i burattini creando divertenti storie basate sugli equivoci.
Un altro esempio di attività con i burattini si propone di valorizzare le storie familiari. Pippo è un burattino collezionista di storie e chiede a ciascun bambino di portare in classe un oggetto importante da casa. Poi, su suggerimento del bambino, Pippo racconterà delle storie meravigliose, dando valore alla storia famigliare, ai suggerimenti del bambino e ai suoi spunti creativi.
Pippo, inoltre, per non restare a scuola da solo, può recarsi ogni fine settimana a casa di ciascun bambino, valorizzando il contesto famigliare. Con la complicità dei genitori, ogni lunedì l'insegnante e lo stesso Pippo possono far vedere al gruppo delle fotografie (inviate tramite e-mail o WhatsApp) e magari raccontare degli episodi concreti vissuti durante il week end.