Dottoressa Giammarinaro, nel suo decennale impegno contro la tratta quale evoluzione ha notato nelle strategie adottate dalle organizzazioni internazionali che lucrano su questo crimine?
La principale evoluzione che ho notato è quella da forme di violenza estreme a tattiche ingannevoli che tentano di carpire la buona fede delle persone, spesso indotte a credere che la soluzione loro prospettata sia l’unica possibile. È una tattica molto insidiosa, perché tende a carpire il consenso a coloro che cadono vittime dei trafficanti. Ma è un consenso ottenuto abusando della vulnerabilità della persona, e la persona migrante è vulnerabile. È un’evoluzione particolarmente pericolosa e dannosa.
Dalla sua esperienza e dalle visite che lei conduce come Relatrice speciale dell’Onu sulla tratta di esseri umani, quali modalità di contrasto alla tratta risultano più efficaci?
Sono più efficaci le legislazioni che non condizionano il supporto alle vittime di tratta alla loro cooperazione nel processo penale. Si tratta di persone gravemente traumatizzate da sfruttamento selvaggio (sessuale, lavorativo, di servitù domestica) e in condizioni di disordine post-traumatico o di forte trauma. Spesso non sono neppure in grado di ricostruire ed esporre la loro esperienza, perché riviverla causa loro troppa sofferenza. Inoltre sono persone che non sono abituate a fidarsi dell’autorità. Nel loro viaggio hanno spesso visto pubblici ufficiali corrotti, complici loro stessi dei trafficanti. Pertanto si trovano in una situazione di sfiducia, e costruire un rapporto di fiducia richiede tempo…
Quali modalità di contrasto possiamo adottare?
Ciascuno può contribuire a contrastare un fenomeno tanto massivo come la tratta. In termini di prevenzione possiamo contrastare le legislazioni restrittive sulle migrazioni, che creano una vulnerabilità in più nelle persone migranti. Come cittadine e cittadini possiamo supportare tutte le organizzazioni che offrono aiuto e assistenza alle persone trafficate, ma è anzitutto importante rendersi conto che la tratta non è qualcosa di lontano: può accadere accanto a noi. È già un utile contributo notare situazioni “grigie” che spesso esistono anche nel nostro vicinato. Una collaboratrice domestica che deperisce o soffre di crescente depressione potrebbe essere una persona schiavizzata in casa.
Il Patto globale sulle migrazioni, sottoscritto nel dicembre 2018 da 164 Paesi membri dell’Onu, quale effetto può avere nel contrasto alla tratta?
La principale criticità del Patto è che si tratta di uno strumento non vincolante e che può rimanere disatteso; ma in un tempo di discorso pubblico ossessivo anti-immigrazione il documento è importante, perché parla di diritti, e a partire da essi consente di affrontare il tema immigrazione.