Quando le strade del nostro Paese iniziarono ad affollarsi di donne provenienti dall’Est Europa, dall’Albania, e dalla Nigeria, enti religiosi e del privato sociale che le incontravano scoprirono una componente importante che organizzava e controllava la loro presenza in strada: le donne, tutte irregolarmente soggiornanti nel territorio italiano, proprio a motivo della vulnerabilità causata dalla mancanza di documenti erano controllate da organizzazioni criminali che realizzavano i loro profitti costringendole alla prostituzione.
Parallelamente agli interventi di sostegno diretti alle donne, intorno alla fine degli anni Novanta inizia una significativa interlocuzione tra attori della società civile e della politica. Ne deriva uno speciale dispositivo legislativo che consente, alle donne che lo desiderino, di sottrarsi alla condizione di sfruttamento e soggezione: è il programma di protezione sociale (art.18 del Testo Unico sull’immigrazione, d.l. 286/98). Da allora si sviluppa anche un fermento di ricerca sociale e giuridica che ci consente oggi di poter meglio leggere e contrastare il fenomeno della tratta di esseri umani.
Fra “traffico” e “tratta”
Con la globalizzazione, i movimenti di popoli per crisi economiche, politiche e ambientali hanno raggiunto dimensioni notevoli e si scontrano con i limiti posti al loro ingresso regolare nei Paesi di destinazione.
Oggi in Italia sono presenti vittime e potenziali vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale, di grave sfruttamento lavorativo, di accattonaggio e per far girare le economie illegali. Un elevatissimo numero di persone è arrivato in Italia attraverso organizzazioni dedite al traffico di esseri umani, ovvero organizzazioni criminali che lucrano sul “contrabbando” di persone. Mettendosi al servizio dei flussi migratori, trasportano migranti da un Paese a un altro, offrendosi come unico mezzo per entrare illegalmente nei Paesi di transito e destinazione. Un numero impressionante di persone che non sono vittime di tratta, ovvero di sfruttamento, si appoggiano a tali organizzazioni per compiere un viaggio pericoloso e spesso, una volta giunte a destinazione, per sopravvivere rischiano comunque di rimanere soggiogate alla tratta.
La distinzione giuridica tra “traffico” e “tratta” è fondante per l’evoluzione delle politiche e dei sistemi di intervento nazionali volti a tutelare le vittime e contrastare le organizzazioni criminali.