Ma già con le due crisi finanziarie esplose nel 2007 e 2012, disoccupazione e precarietà avevano aggravato i divari sociali. L’emergenza aveva portato il Consiglio europeo, la Commissione e il Parlamento europeo a proclamare e firmare nel novembre 2017 il Pilastro europeo dei diritti sociali, volto a sostenere sistemi di protezione efficaci ed equi, e a orientare gli Stati membri verso migliori condizioni di vita e di lavoro. Con il processo di integrazione, la dimensione sociale dell’Ue si è sviluppata negli anni attraverso normative da hoc, fondi economici e strumenti comunitari per porre rimedio agli squilibri nazionali e regionali e per coordinare le politiche degli Stati.
Per una cittadinanza solidale e inclusiva
Il Pilastro europeo dei diritti sociali, declinato in 20 principi e diritti sociali fondamentali, è strutturato attorno a tre capitoli: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro; condizioni di lavoro eque; protezione sociale e inclusione. Prima della pandemia, iniziative per attuarlo erano state approvate grazie ad alcune direttive (per favorire un migliore equilibrio tra attività professionale e vita familiare, per facilitare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e per garantire condizioni lavorative più trasparenti e sicure) e al regolamento per un’Autorità europea del lavoro. Questa dovrebbe tutelare i diritti e obblighi in materia di mobilità transfrontaliera, la libera circolazione dei servizi e il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, incentivando anche gli Stati membri a cooperare nel contrasto al lavoro irregolare e “sommerso”. Nel 2020, con gli orientamenti politici per il mandato della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha annunciato ulteriori azioni per realizzare il Pilastro sociale.
In tempo di pandemia
Con la crisi pandemica, il Pilastro sociale ha permesso di coordinare le iniziative e gli sforzi degli Stati membri nel supportare i lavoratori, rafforzare la protezione sociale, combattere le disuguaglianze e garantire alle persone il di-ritto di sviluppare le proprie competenze.
Per fronteggiare la grave crisi da covid-19 sono state già adottate diverse iniziative, tra cui:
• misure per aiutare gli indigenti;
• nuove procedure per garantire la protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori e dare orientamenti sulla loro mobilità;
• una strategia per la parità di genere nel periodo 2020-2025;
• un pacchetto di sostegno all’occupazione giovanile, estendendone l’azione ai giovani tra i 15 e i 29 anni;
• un’Agenda per l’acquisizione di competenze Ue sulla competitività sostenibile, l’equità sociale e la resilienza, con obiettivi da conseguire entro i prossimi 5 anni;
• l’elaborazione di una strategia per realizzare entro il 2025 uno spazio europeo dell’istruzione e un Piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-2027;
• la direttiva per garantire che i lavoratori dell’Unione siano tutelati da salari minimi;
• la risoluzione del Parlamento europeo con la quale è chiesto all’Ue e agli Stati membri di porre fine al fenomeno dei senzatetto entro il 2030.
Sostegno al lavoro
L’iniziativa di maggiore e più immediato impatto sociale è lo Strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in emergenza, noto con l’acronimo Sure, che fornisce agli Stati membri assistenza finanziaria per un totale di 100 miliardi di euro sotto forma di prestiti a condizioni favorevoli. In tal modo l’Ue riduce la disoccupazione e la perdita di reddito finanziando regimi di riduzione dell’orario lavorativo o misure analoghe intese a proteggere lavoratori dipendenti e autonomi. Il Consiglio dell’Ue, su proposta della Commissione, ha già approvato un fondo di 87,9 miliardi di euro per 17 Stati membri, di cui ben 27,4 miliardi destinati all’Italia.