Era il 19 marzo del 1958, un anno dopo la firma dei Trattati di Roma: la nuova Assemblea parlamentare europea si riuniva a Strasburgo per la prima volta, come istituzione parlamentare di riferimento delle tre comunità europee: la Comunità economica europea (Cee), la Comunità europea dell’energia atomica (Euratom) e la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca).
Un po’ di storia
L’embrione di ciò che dal 30 marzo 1962 si sarebbe chiamato Parlamento europeo non prevedeva elezione diretta: i membri erano designati dai Parlamenti nazionali di ciascuno Stato membro. Tutti i deputati europei avevano, dunque, un doppio ruolo e mandato. Le cose iniziano a cambiare dal dicembre del 1974, quando, nel corso della Conferenza di Parigi, gli Stati raggiungono un accordo per impegnarsi a tenere elezioni dirette per il Parlamento europeo. Nel gennaio 1975, approva un nuovo progetto di convenzione che prevede per il 1976 un’elezione a suffragio universale diretto.
Verso il voto
Il 7 e 10 giugno del 1979 si tengono le prime elezioni europee: un passo di straordinaria importanza nel processo di integrazione; il primo nella costruzione di un’Europa dei popoli, per la prima volta direttamente rappresentati all’interno di un’organizzazione sovranazionale. Stava nascendo qualcosa di nuovo rispetto alle precedenti organizzazioni internazionali. Quello stesso anno, il Parlamento si è trovato a essere guidato da due madri fondatrici dell’Europa: Louise Weiss, all’epoca ottantaseienne, che come decana ha guidato l’aula fino all’elezione della prima presidente donna della sua storia, Simone Veil. L’abbraccio tra le due è stato simbolo di un passaggio storico: dal mito al voto, dal sogno alla realtà.
Un tetto ai seggi
Tra il 1973, anno del primo allargamento, e i primi anni Duemila, le progressive adesioni di nuovi Stati hanno portato il numero di parlamentari a crescere: nel 2007, quando furono accolti i deputati di Romania e Bulgaria, i membri erano 785. Con il Trattato di Lisbona, entrato in vigore nel 2009, il limite massimo dei parlamentari è fissato a 751, rispettato anche dopo ulteriori adesioni, di cui, ultima, la Croazia.
Quali poteri?
Dall’introduzione dell’elezione diretta, il Parlamento ha visto crescere gradualmente la sua influenza sulle decisioni prese dai governi in seno alle comunità europee, prima, e all’Unione, dopo.
L’Atto unico europeo del 1986 gli ha conferito maggiori poteri in alcuni settori legislativi, attraverso una procedura di cooperazione. Secondo tale procedura, se il Consiglio, che rappresenta gli esecutivi degli Stati membri, non volesse accogliere gli emendamenti del Parlamento, dovrebbe adottare il provvedimento attraverso voto unanime. Alla procedura di cooperazione si è affiancato inoltre il parere conforme sui trattati di adesione e di associazione. In questa materia il parere del Parlamento è diventato obbligatorio e vincolante.
La vera svolta però è avvenuta con il Trattato di Maastricht, che ha introdotto la procedura di codecisione per alcuni ambiti legislativi e l’estensione della procedura di cooperazione ad altri.