Molti Paesi dell’Africa, del Sud-Est asiatico e dell’America Centro-meridionale sono particolarmente esposti al cambiamento climatico perché non possiedono le infrastrutture necessarie a mitigarne gli affetti. Nelle zone rurali, dove le abitazioni non sono dotate di acqua corrente, sono proprio le donne che provvedono ogni giorno al fabbisogno di acqua per tutta la famiglia. Quando lo stress idrico aumenta, molte più ore della loro giornata sono assorbite da questo compito, che per molte bambine e ragazze compromette il rendimento scolastico o addirittura impone un precoce abbandono degli studi.
Durante il lungo tragitto per il pozzo, il fiume o una fonte, il rischio di essere aggredite è reale. Molte ragazze vengono stuprate. È un problema che stiamo monitorando da qualche anno.
Con la carenza d’acqua, per donne, ragazze e bambine viene meno anche una serie di altri diritti.
Per questo è importante che proprio loro partecipino a contrastare il cambiamento climatico.
L’accordo siglato dalla Cop21, la Conferenza internazionale sul cambiamento climatico svoltasi a Parigi nel 2015, oltre a misure volte a contenere l’aumento della temperatura terrestre prevede anche “misure di adattamento” nei Paesi più vulnerabili: una strategia importante per prevenire che milioni di persone siano costrette all’emigrazione per sopravvivere.
Nelle aree che maggiormente risentono dell’impatto del cambiamento climatico sugli ecosistemi, sono le donne che in grande maggioranza provvedono acqua e cibo.