Lunedì, 09 Aprile 2018 19:16

Educazione e cultura: verso un’altra identità europea

Il sogno e il progetto dell’Unione europea (Ue) è stato reso possibile grazie a valori e principi comuni consolidati in una generazione nata nel solco di una cittadinanza europea, in un’Europa che ha posto l’accento, in particolare negli ultimi anni, su educazione, istruzione e cultura.

Oggi il bilancio Ue ammonta a circa l’1% del Reddito nazionale lordo dell’Unione e il 94% di questo viene reinvestito sul territorio. Le decisioni in materia di bilancio sono prese democraticamente secondo una determinata procedura: la Commissione europea presenta una proposta; i governi dei Paesi membri, riuniti nel Consiglio dell’Ue, e i deputati al Parlamento europeo la approvano. Il bilancio dell’Ue e, in particolare, il quadro finanziario pluriennale (pianificato per un periodo di 7 anni) sono gli strumenti principali per agire efficacemente in numerosi campi, come quello della cultura e dell’educazione, un tema sempre più importante nel processo di costruzione di un’identità europea.

Dai Trattati alla vita
Se la formazione professionale è citata fin dai Trattati di Roma del 1957, in realtà è dalla fine degli anni Ottanta che è possibile iniziare a descrivere una vera e propria politica di dimensione europea in questo campo, sotto forma di azione di sostegno alle politiche degli Stati membri, sul solco del principio di sussidiarietà. In questi anni l’azione dell’Ue, pur tutelando i valori della diversità, parte integrante del nostro stare insieme, ha saputo valorizzare un sapere in rete e promosso partenariati capaci di realizzare esperienze concrete di cittadinanza europea per milioni di docenti e studenti.

Educazione e istruzione sono presenti nei Trattati fin dal 1986, con l’Atto unico europeo, prima, e il Trattato di Maastricht del 1992, poi, che inizia a porre le basi per delineare il dovere dell’Ue di «contribuire allo sviluppo di un’istruzione di qualità incentivando la cooperazione tra Stati membri e, se necessario, sostenendo e integrando la loro azione nel pieno rispetto della responsabilità degli Stati membri per quanto riguarda il contenuto dell’insegnamento e l’organizzazione del sistema di istruzione, nonché delle loro diversità culturali e linguistiche» (art. 165 del Trattato di Funzionamento dell’Ue).

Per la prima volta la Commissione europea assume competenze in materia di istruzione e formazione, con l’istituzione di una specifica Direzione generale, mentre è proprio dalla caduta del muro di Berlino che si registra una forte accelerazione delle politiche europee in questo campo. Il successivo processo di allargamento dell’Ue è stato infatti la premessa per un ampliamento del ruolo delle politiche per l’istruzione, strumentali alla riunificazione europea dopo i regimi comunisti, per un ritorno ai valori di libertà, democrazia e pace.

Erasmus
Poco prima della caduta del Muro, nel 1987, nasceva Erasmus, acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, il primo programma europeo di mobilità universitaria, che in 30 anni ha raggiunto un successo straordinario, con oltre 4 milioni di studenti coinvolti insieme a centinaia di migliaia di insegnanti, educatori, scuole, università, accademie e imprese. Il programma Erasmus ha fatto crescere una generazione di cittadini europei, grazie a un’esperienza che ha offerto occasioni concrete di dialogo interculturale, crescita personale e sociale ai suoi partecipanti. Entro il 2020 saranno quasi 9 milioni gli studenti coinvolti, anche se l’obiettivo è quello di promuovere il diritto alla mobilità europea per almeno il 20% degli studenti europei entro il 2020.

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Last modified on Lunedì, 09 Aprile 2018 19:32

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