L’inferno del lavoro minorile femminile Getty Image
Sabato, 09 Giugno 2018 14:17

L’inferno del lavoro minorile femminile

Sono ancora più di 150 milioni i bambini e le bambine intrappolati in impieghi che mettono a rischio la loro salute mentale e fisica e li condannano ad una vita senza svago né istruzione.

Rachel è una bambina malgascia. Quando racconta la sua storia al quotidiano inglese The Guardian ha appena 14 anni.

«Era maggio quando alcuni reclutatori sono venuti nel mio villaggio e hanno persuaso i miei a mandarmi a Zanzibar a lavorare da loro. Io ho creduto alle loro promesse, inoltre volevo vedere un posto nuovo e lì c’era il mare». La sua storia di lavoro minorile femminile, ripresa anche da Osservatorio Diritti, è comune a migliaia di altre bambine in Tanzania, a Zanzibar e nel mondo.

Lì è iniziato l’inferno. Un incubo fatto di lavoro dall’alba al tramonto, senza alcun compenso, di botte alla minima infrazione, di ripetute volenze sessuali e di punizioni assurde, come rimanere rinchiusa per 11 ore in una latrina. Tutto, fuorché lavoro. Tutto, fuorché un’infanzia dignitosa.

A ridosso della Giornata Mondiale contro il lavoro minorile, i dati dell’Oil (Organizzazione Internazionale del Lavoro) riportano che sono ancora più di 150 milioni i bambini e le bambine intrappolati in impieghi che mettono a rischio la loro salute mentale e fisica e li condannano ad una vita senza svago né istruzione.

Che si tratti di sfruttamento nelle miniere del Congo, nelle piantagioni di tè dello Zimbabwe o nelle fabbriche di bracciali in vetro dell’India, l’entità della situazione è quantificabile e accerchiabile. Ma c’è un’altra tipologia di lavoro minorile, soprattutto femminile, caratterizzata dall'invisibilità, la stessa che ha condizionato la vita di Rachel: il lavoro domestico e familiare.

Che si svolga in casa di altri o in quella propria, per le bambine il lavoro minorile femminile diventa spesso una vera e propria forma di schiavitù, che le costringe a vivere nell'incubo della violenza e dell'abuso.

Secondo quanto svelato da un rapporto Unicefcitato da Giacomo Guerrera, infatti, le bambine tra i 5 e i 14 anni impiegano il 40% di tempo in più in lavori non pagati, nelle abitazioni o nella raccolta di acqua e legna da ardere rispetto ai bambini della stessa fascia di età.

Una situazione assurda, che negli ultimi anni vede leggeri progressi, ma siamo ancora lontani dagli obiettivi di sviluppo che vedono come primo interesse l’eliminazione della schiavitù, e come secondo il raggiungimento dell’istruzione primaria universale.

Preghiamo, affinché questi obiettivi diventino realtà.

Last modified on Sabato, 09 Giugno 2018 14:29

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