In Italia i bimbi sono sempre meno.
La conferma del calo demografico arriva dagli ultimi dati Istat che riguardano le culle sempre più vuote e il forte calo demografico delle nascite che, per il 2017 ha toccato la cifra negativa di meno 15.000 nati.
Un trend negativo per molti settori dello sviluppo, ma preoccupante soprattutto per il sistema scolastico che negli anni a venire risentirà del calo delle iscrizioni, delle presenze e quindi degli insegnanti. Insomma, un vero e proprio terremoto a cui lo Stato italiano dovrà far fronte.
L’andamento negativo delle nascite viene in parte attenuato dalle presenze di alunni stranieri che nascono e dimorano in Italia, ma anche questo fattore rischia in futuro di avere ricadute negative in termini di iscrizioni degli alunni perché i dati dimostrano una diminuzione anche dei bambini nati con almeno un genitore straniero, che per la prima volta dal 2008 scendono sotto i 100mila. Sono 8mila in meno in 5 anni (dal 2012 al 2017) e mille in meno solo nell'ultimo anno.
Infine sono in calo soprattutto i nati da genitori entrambi stranieri: per la prima volta sotto i 70mila nel 2016, calano ulteriormente nel 2017 (67.933). Le cittadine straniere residenti, che finora hanno riempito i 'vuoti' di popolazione stanno a loro volta invecchiando.
In Italia, inoltre - si sottolinea nel rapporto - sono sempre più rappresentate le comunità straniere caratterizzate da un progetto migratorio in cui le donne lavorano e mostrano minori livelli di fecondità. È il caso delle donne ucraine, moldave, filippine, peruviane ed ecuadoriane che hanno alti tassi di occupazione, principalmente nei servizi alle famiglie.
Invertire questo trend è possibile? Il governo italiano ha stanziato, per il 2019, venti milioni per concedere terre pubbliche incolte e mutui a tasso zero fino a 200mila euro alle famiglie disposte a dare alla luce il terzo figlio. Ma siamo sicuri che questo basti per incentivare la natalità?
Se c’è una lista dei desideri che una madre, una famiglia, sogna dopo tre bimbi (perché dopo uno sarebbe chiedere troppo?) un terreno da coltivare è davvero il primo?
Forse, se potesse chiedere, una madre opterebbe per un’istruzione didattica che sfiora i parametri del nord Europa, sussidi, docenti professionisti nell'inclusione anche del bambino che non distingue destra da sinistra, asili comunali vicini a casa o al posto di lavoro, mezzi confortevoli per potersi spostare senza usare la macchina, spazi verdi idonei e consoni alla frequentazione dei bambini, stazioni ferroviarie accessibili, biglietti ridotti per i musei e chissà cos’altro.
Il terreno, forse, potrebbe essere fatto germogliare nei parchi, o nelle scuole.