Nell’ampio dibattito sui diritti umani, un percorso specifico ha avuto l’affermazione dei diritti delle donne. Risultato di un lungo cammino a livello internazionale e regionale.
Con la nascita delle Nazioni Unite nel 1945, la questione femminile acquista nuova rilevanza a livello internazionale. La Carta delle Nazioni Unite afferma la «fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne» e l’articolo 13 introduce «il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti senza distinzioni di razza, di sesso, di lingua e di religione».
Nel 1948 il principio di non discriminazione in base al sesso, viene sancito per la prima volta nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ma è solo con la Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (Cedaw) del 1979 che si arriva ad una definizione completa del concetto di discriminazione di genere.
Negli ultimi anni la questione dei diritti delle donne, in primis quello di parità, ha assunto particolare rilevanza all’interno del dibattito e del processo normativo sia a livello Onu che all’interno delle organizzazioni regionali come il Consiglio d’Europa che, lo scorso 7 marzo, ha adottato la nuova Strategia del Consiglio d’Europa per la parità tra donne e uomini 2018-2023.
L'obiettivo generale della nuova strategia è raggiungere l'uguaglianza di genere sorvegliando le seguenti aree strategiche:
1) Prevenire e combattere gli stereotipi basati sul genere e il sessismo.
2) Prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica.
3) Garantire alle donne equo accesso alla giustizia.
4) Raggiungere un equilibrio di donne e uomini nei processi decisionali politici e pubblici.
5) Proteggere i diritti delle donne e delle ragazze migranti, rifugiate e richiedenti asilo.
6) Raggiungere il mainstreaming di genere in tutte le politiche e misure.
La strategia, lanciata durante la conferenza “Verso un’uguaglianza di genere” organizzata a maggio a Copenaghen, vuole rimuovere gli ostacoli che impediscono il raggiungimento della parità tra donne e uomini, ma anche dare un ruolo fondamentale a questi ultimi nella lotta alla disparità. Se da una parte, infatti, è importante difendere i diritti delle donne, delle lavoratrici, delle casalinghe, delle rifugiate e richiedenti asilo, garantendo innanzitutto un equo accesso alla giustizia, dall’altra è fondamentale difendere i diritti dell’uomo come padre, marito e agente effettivo nella progressione della vita domestica.
Ad oggi, in Europa, non è presente un provvedimento comunitario che regoli il congedo di paternità: ogni Stato membro gestisce singolarmente il congedo dedicato ai neo-papà, che varia tra 1 e 64 giorni. Tra tutti gli Stati membri solo in 23 di questi è previsto il congedo di paternità e solo in 17 il compenso durante il congedo è pari al 100% del reddito precedente. Pertanto la nuova strategia affronta anche le difficoltà riscontrate da parte dell’uomo, non solo nella sfera familiare, ma anche rispetto alla società.
Per questo nel giorno del 70° compleanno della Dichiarazione dei Diritti Umani è ancora più chiaro come la definizione dei diritti, e dei doveri, della donna, concorra in stretta e biunivoca relazione con i diritti e doveri dell’uomo. Nella famiglia e nella società. In Europa e nel Mondo.