Delle 43.467 donne che nel 2017 si sono rivolte a un centro antiviolenza.
Di queste, quasi 29 mila, cioè due richieste su tre sono state prese in carico e hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza. Due terzi di loro hanno figli e un terzo sono straniere.
In questi giorni l’Istat ha condotto la prima indagine sui servizi offerti dai 281 Centri antiviolenza ì italiani rispondenti ai requisiti dell’Intesa Stato - Regioni del 2014.
Dall’analisi emerge che la strada è ancora lunga.
La legge individua come obiettivo quello di avere un centro antiviolenza ogni diecimila abitanti, mentre oggi in Italia la proporzione è pari a 0,05 centri per 10 mila residenti.
Fortunatamente i pochi centri che ci sono offrono tanti servizi importanti:
- il 97% dei centri è reperibile tutti i giorni h24 per chiedere aiuto;
- il 95% mette a disposizione il numero telefonico (1522) per le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e di stalking;
- l’89,7% dei Centri è aperto 5 o più giorni a settimana;
- l’85,8% è collegato con una casa rifugio.
Al nord le donne si rivolgono ai centri antiviolenza più delle donne del sud: 23 mila nel solo 2017 fra nord ovest e nord est contro le 10 mila di sud e isole. Inoltre molti di questi centri, 69 tra nord e sud, hanno dichiarato di aver avuto difficoltà ad accogliere donne e richieste di aiuto a causa dei pochi posti a disposizione e delle specifiche leggi regionali.
La differenza tra nord e sud non riguarda il numero di centri, che sono anzi di più nel Meridione, ma si riferisce alle risorse su cui ogni centro può contare e quindi ai servizi che può offrire. La legge stabilisce che fra i servizi minimi che i centri antiviolenza devono garantire ci sono anche assistenza psicologica, assistenza legale, supporto ai minori, orientamento al lavoro e all’autonomia abitativa. Ma mentre i primi tre servizi sono offerti dall’organizzazione, gli altri dipendono dall’organizzazione del territorio nel quale il centro opera e dagli investimenti delle amministrazioni locali e regionali.
Fino a che i territori non decideranno di collaborare tra loro e con i propri centri di zona, poco potrà cambiare rispetto a questi dati.