Tolleranza zero verso una delle forme più drammatiche di violenza sulle donne: le mutilazioni genitali femminili.
Tra le vittime, Amref Health Africa denuncia 44 milioni di bambine fino a 14 anni. 3 milioni a rischio ogni anno. Il fenomeno riguarda oggi più di 500mila donne e ragazze in Europa e 80.000 in Italia: questi i numeri, raccolti tramite uno studio dell’Università degli Studi Milano-Bicocca. Ben 91,5 milioni, invece, sono in Africa e in particolare in Costa d’Avorio, dove il 38% di donne e bambine sono state costrette all’infibulazione.
Dal 1998, in realtà, una legge ivoriana punisce tutti coloro che la praticano o si rendono complici della tortura. Dal 2003, inoltre, l’Unione africana ha adottato un protocollo ad hoc per promuovere i diritti delle donne e rendere illegale l’infibulazione in Africa, legge entrata in vigore poi nel 2005. Anche il Kenya ha messo fuorilegge questa pratica nel 2011 e un'unità speciale per le indagini aperta nel 2014, ha perseguito 76 casi nei suoi primi due anni.
Nel mondo globalizzato, del machine learning e dell’intelligenza artificiale che domina tutto il sapere, la pratica delle MGF non può rimanere una violenza così estesa. La cura, la terapia e la promozione della salute necessitano di azioni concrete inserite all’interno di strategie di intervento sanitario, sia nei paesi di origine che in quelli che sempre più spesso ospitano le migrazioni umane.
Oltre all’intervento sanitario, inoltre, è necessario sostenere progetti di protezione di ragazze a rischio e il rafforzamento del ruolo della donna nella società civile. È questo l’impegno, ad esempio, di Nice Leng'ete, segnalata dal Time tra le persone più influenti del 2018.
Ha solo 9 anni quando si ribella alla «tradizione» dell’infibulazione. «Non voglio essere tagliata. Voglio studiare», dice ai suoi genitori prima di fuggire di casa. Riesce a evitare la terribile mutilazione. Ma salvare se stessa non era abbastanza. Così ha avviato un programma che va di villaggio in villaggio, collaborando con anziani e ragazze per creare un nuovo rito di passaggio - senza tagliare – così da poter crescere ragazze più sane. Negli ultimi anni ha salvato circa 15.000 ragazze in tutto il Kenya.